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Attualità

UE apre procedura contro l’X di Musk: il Digital Act entra in azione

È la continuazione di una telenovela. La “Twitter-novela” che sta andando in scena in queste ore è un attacco a X comunicato sullo stesso ex-Twitter. E’ con questa strana ironia che Thierry Breton, Commissario europeo per il mercato interno e i servizi, annuncia la crociata dell’Unione Europea nei confronti del social di Elon Musk.

I due si erano già “accapigliati”, ma il primo a colpire è stato Breton.
Il Digital Service Act, la legge che promette di arginare la “disinformazione” diventata realtà nell’ottobre del 2022, ha trovato voce nei suoi tweet. Il politico francese scriveva non troppo tempo fa sul suo profilo: “In seguito agli attacchi terroristici di Hamas contro Israele, abbiamo indicazioni secondo cui X/Twitter viene utilizzato per diffondere contenuti illegali e disinformazione nell’UE“. In allegato una lettera “urgente” destinata allo stesso patron. Ma più che una semplice lettera, quella del Commissario pare essere una minaccia velata, con annesso ultimatum. “Vi esorto a garantire una risposta rapida, accurata e completa a questa richiesta entro le prossime 24 ore”: questa la “richiesta” a Musk di adempiere agli obblighi del Digital Act. Cosa che al nuovo Twitter non può andar benissimo, vista la politica del patron di mantenere salva la libertà di parola quasi senza censure, contrariamente alla precedente gestione.

Ma Elon Musk lo conosciamo ormai tutti per la sua comunicazione incurante delle mere – e inutili – formalità tipiche di qualsiasi grossa “istituzione” politica o sociale. Infatti, le sue risposte, direttamente nei commenti del tweet/lettera, non potevano che essere estremamente sincere.
“Vi preghiamo di elencare le violazioni su X, cui si allude, in modo che il pubblico possa vederle“.

L’ultimo attacco

Che a Breton e compagnia non sia andato giù l’atteggiamento del CEO di SpaceX? Intanto parte la procedura di infrazione contro X.
I tre sospetti nominati del Commissario sono: violazione degli obblighi di contrasto ai contenuti Illegali e alla disinformazione; violazione degli obblighi di trasparenza; ‘Deceptive Design’ dell’interfaccia utente”. Le reazioni degli utenti non si fanno aspettare: “Un burocrate non eletto che cerca di censurare la libertà di parola: puoi diventare ancor più orwelliano senza nemmeno realizzarlo”.
La risposta di Musk non è ancora arrivata, ma con tutta probabilità lo farà e magari con le stesse modalità dialettiche della precedente scazzottata social.

David De Paolis

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