Dal 25 settembre scorso pare che tutti siano preoccupati del ritorno al Fascismo, ed è facile immaginare cosa sia a preoccuparli. Temono infatti che possa tornare un uomo solo al comando che esautori il Parlamento nelle sue decisioni. Temono decreti imposti bypassando gli iter democratici. Temono il controllo dell’informazione attraverso un pensiero unico imposto. Temono la censura mediatica e social di chi la pensa diversamente dalla narrativa dominante. Temono che una minoranza di cittadini possa essere discriminata. Temono che i mezzi pubblici e i treni non siano più accessibili a tutti indistintamente. Temono che non sia più consentita l’entrata nei bar, nei ristoranti, nei cinema, nei teatri senza una tessera imposta dal Governo. Temono che i cittadini non abbiano più la libertà di scegliere neanche per quanto concerne i trattamenti sanitari. Temono, quindi, una compressione dei diritti e delle libertà fondamentali. Temono un apartheid tra cittadini ubbidienti e non. Temono il coprifuoco a limitare gli orari di libera uscita. Questo temono a partire dal 25 settembre scorso tutti gli antifascisti. Il problema è che tutto quello che abbiamo elencato non è finito circa ottant’anni fa e ora si teme che possa tornare: tutto ciò è iniziato due anni fa ed è stato portato avanti proprio da chi oggi grida al pericolo fascista.
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