Un palazzo nel centro di Roma. Una giovane assassinata. Il corpo senza vita di Simonetta Cesaroni colpita a morte da 29 fendenti. Il delitto di via Poma rimane ancora un giallo irrisolto. Inquirenti, Polizia e giornalisti cercano da oltre un trentennio la verità. Tra legami con servizi segreti, depistaggi e il mistero di un assassinio senza apparente movente, rimangono tante domande sulla morte di una giovane uccisa nel caldo agosto del 1990.
Cercando risposte ai tanti interrogativi del giallo di Via Poma il giornalista dell’ Huffington Post Giacomo Galanti tenta di ricostruire l’intera vicenda. Un podcast online in sei puntate in cui Galanti affronta i nodi cruciali sul giallo dell’omicidio della giovane Simonetta Cesaroni. Con un lungo viaggio negli angoli nascosti delle indagini, l’inchiesta “Le ombre di via Poma” tenta di aprire nuove prospettive su uno dei casi ancora irrisolti della cronaca italiana.
“Trentuno anni sono tanti. Stiamo parlando di un delitto di cronaca nera che potrebbe sembrare abbastanza normale, purtroppo ne sentiamo tanti. Qual è però il punto che mi ha spinto a fare questo podcast e la mia inchiesta? È tutto quello che è girato intorno alla verità e che ancora manca. Una ragazza uccisa in maniera barbara con ventinove colpi di coltello o tagliacarte, ancora non si ha la certezza, poi partono inchieste, tre persone indagate, di cui una vent’anni dopo che ha dovuto subire anche un processo, era l’ex fidanzato. È un mistero in cui inquirenti, polizia e giornalisti fanno fatica a capire il filo conduttore, però leggendo le carte e mettendo insieme tanti tasselli, qualcosa in filigrana si trova…
Sono sei puntate in cui ripercorro tutta la vicenda. Nella quarta puntata metto in luce gli uffici in cui lavorava la ragazza. Non è mai stato chiarito del tutto, sembra che questi uffici potevano avere rapporti con alcuni apparati dello Stato. In questo caso qualche elemento c’è. Quindici anni dopo si viene a sapere della conservazione di un corpetto. Fanno le analisi dopo vent’anni e trovano il DNA del fidanzato. Il fidanzato ha subito tre processi, nel primo era stato condannato a 24 anni, in appello e cassazione è stato assolto.
Il caso non è chiuso, in Italia l’omicidio non si prescrive. Il DNA ci ha abituato a delle sorprese, basti pensare al caso dell’Olgiata risolto vent’anni dopo. C’è la volontà di riaprire il caso e risolverlo? Dopo trentuno anni è difficile, certo è che gli elementi ci sarebbero ma una cosa colpisce molto… tutte le persone di quel palazzo hanno usato una grande indifferenza, come se fosse una cosa che non li riguardasse”
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