I bollettini parlano di un aumento dei contagi, 500 quelli di oggi. La paura di una seconda ondata è dietro l’angolo, ma a farla da padrone è in realtà la confusione. Sono discordanti le interpretazioni di questi dati e le previsioni rimangono parole vuote.
Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico sul Coronavirus, si pone tra coloro i quali cercano di mettere in guardia sulle possibilità di nuovi lockdown. Nuovi lockdown, al plurale, è dunque da escludere un blocco che coinvolga tutto il territorio nazionale come quello dello scorso marzo? Ne ha parlato in questa intervista di Stefano Molinari e Luigia Luciani. Ecco cosa ha detto in diretta a ‘Lavori in corso’.
“Un lockdown nazionale è altamente improbabile, nulla si può escludere ma allo stato dell’arte, della conoscenza della malattia, dell’organizzazione e della riorganizzazione del servizio sanitario direi proprio che è da escludere un lockdown nazionale”.
“A fine agosto una fotografia della situazione del paese. Se i dati sono quelli di oggi, alla luce delle proiezioni e delle informazioni e della conoscenza che abbiamo possiamo immaginare che la scuola possa ricominciare a settembre in sicurezza. Per noi è un’assoluta priorità, per il Comitato e per il Governo. L’ipotesi di alcuni focolai scolastici l’abbiamo messa in preventivo, ma questo non ci turba. Ci interessa che il sistema sia tale da eventualmente identificarlo subito e prendere misure rapide. Solo in questo modo si potrà bloccare il problema in quella classe o in quella scuola e in questo modo l’intero sistema scolastico non verrà compromesso”.
“Possiamo chiamarlo come volete. Serve la figura di qualcuno che si prenda cura in maniera continuativa e costante della salute dei ragazzi e che si occupi di tutte le patologie. Darebbe un grande servizio e ridurrebbe i costi della sanità, perché se la malattia la previeni o la blocchi sul nascere hai una capacità di intervento clinico agevolato. Bisogna tornare ad avere la figura del medico scolastico, un’assistenza sanitaria nella scuola continua”.
“Il modello è con una situazione che sfugge di mano, qualche migliaio di contagiati, in una realtà circoscritta, come facemmo a Codogno: si isola il paese. Occorre avere un lockdown locale, non generalizzato”.
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