Siamo forse stati i primi ad accendere i riflettori sul 5G cinese e su quanto scegliere di aprire le porte al colosso asiatico delle telecomunicazioni sia in realtà una scelta di campo geopolitico, e non solo di prodotto.
In tanti lo hanno capito con ritardo, come Boris Johnson che pensava di aprire a Huawei escludendo le reti strategiche, rimanendo al tempo stesso in buoni rapporti con gli americani.
Risultato: un improvviso e costoso dietrofront. Resta da farlo capire al governo italiano.
Per il momento la notizia ufficiale di questi giorni è che la Tim abbia deciso di escludere Huawei dalla gara per il 5G in Italia e in Brasile.
L’operatore telefonico italiano si rivolge ad altre aziende per costruire le reti di quinta generazione. Motivazione? La sicurezza de dati.
Resta ambiguo il Governo: sulla questione è spaccato il MoVimento 5 Stelle, con Di Maio che pare voglia chiudere la porta a Huawei mentre Patuanelli aveva giurato di non farlo.
Stesso discorso all’interno del PD.
È invece decisa e insindacabile la scelta atlantica dei partiti dell’opposizione, cioè Lega e Fratelli d’Italia.
E’ su questa partita e sul fatto che siamo ora costretti a prendere un posizionamento netto e senza più ambiguità sullo scacchiere geopolitico internazionale che si giocheranno davvero le sorti dell’esecutivo; anche se la vicenda è tenuta in ombra dai media e dalla politica: una questione su cui l’opposizione può iniziare a coprirsi le spalle per aspirare a tornare a governare.
La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo
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