Prosegue incessante la lotta italiana al Coronavirus. I dati di oggi sull’andamento epidemico ci regalano oltre tremila guariti che portano sotto quota novantamila il numero degli attuali positivi. In costante discesa anche il numero dei letti occupati nei reparti ordinari (-595) e nelle terapie intensive (-22). Più o meno invariata la curva dei contagi con 1.401 nuovi casi.
Rispetto ai numeri di giornata aggiornamenti di più ampio respiro sono giunti dall’odierna sessione della Commissione Affari sociali del Parlamento dove è stato audito il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro. “I dati mostrano che la percentuale di immuni è ancora molto bassa – ha riferito – globalmente siamo molto lontani dal 70% necessario alla soglia dell’immunità di gregge”.
Per commentare l’attuale situazione epidemiologica e gli scenari futuri, Luigia Luciani e Stefano Molinari hanno ospitato in collegamento video il professor Roberto Cauda, direttore Area Microbiologia e Malattie Infettive presso l’Università Cattolica.
Ecco l’intervento del prof. Roberto Cauda.
“I cittadini devono avere la consapevolezza che noi non siamo fuori dall’epidemia. Siamo nel bel mezzo dell’epidemia. Se abbiamo ottenuto questi risultati, pagando un prezzo altissimo, non è un qualcosa su cui dobbiamo scherzare. E’ una malattia serissima.
La maggior parte di noi si è comportata in maniera responsabile durante i 57 giorni del lockdown. Giorni difficili, che hanno rappresentato un vulnus per l’economia. Era giusto ripartire e riaprire in modo progressivo.
Ma il passaggio dalla fase 2a alla fase 2b, quando gli allentamenti saranno più marcati, fino alla fase 3, quando saremo molto vicino alla fine dell’epidemia, è nelle nostre mani”.
“Credo che le parole di Brusaferro sulla percentuale bassa di immuni testimoniano la cautela dell’Istituto Superiore di Sanità. Un’ altra cosa che ha detto è che siamo al di sotto di quel 70% che è l’immunità di gregge.
Azzardo un pronostico per quanto riguarda le percentuali di immuni: ce ne saranno più elevate nel Nord in particolare nella Lombardia. Ci sarà un gradiente di discesa nel Centro e nel Sud. E nel Lazio ci sarà una percentuale molto più bassa di Milano. Tutto questo condizionerà la seconda fase.
Oggi questa patente di immunità sulla base degli anticorpi, giustamente l’Istituto superiore di Sanità rimarca che non può essere data. Però credo che la presenza degli anticorpi, come avviene nella stragrande maggioranza delle malattie, vuol dire una capacità protettiva”.
“A poco a poco abbiamo capito che questa malattia ha tre momenti. Primo quando compare il virus. Una seconda fase di aggravamento in cui il virus è presente con una reazione infiammatoria. E l’ultima fase in cui il virus non c’è più ma restano gli effetti devastanti dell’infiammazione.
Siamo in attesa di avere farmaci che probabilmente non sono dietro l’angolo. Ma varie autorità sanitarie così come le industrie ci stanno lavorando. Ad esempio a Pavia e a Mantova si sta usando in modo molto efficace il plasma. Un’idea già utilizzata per la Sars e per altri tipi di malattie.
Il vaccino non può essere dato soltanto ai Paesi ricchi, ma deve essere dato con un approccio globale. Solidarietà è un altro mantra che dobbiamo tenere presente.
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