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“Quando ci sarà il frigorifero vuoto, ci sarà anche la rivolta sociale” ► Marco Antonellis e Mauro Masi

Si procede verso le riaperture. Graduali certo, ma pur sempre di riaperture si tratterà. Inevitabili e necessarie considerando la situazione economica allarmante che attanaglia il nostro paese. Le risorse nelle tasche degli italiani iniziano a scarseggiare e la pazienza di molti sta raggiungendo livelli poco sopportabili.

Sul tema si è dibattuto durante ‘Un giorno speciale’: in collegamento con Francesco Vergovich, Marco Antonellis, Direttore di Palazzi & potere su Affari italiani e firma di Dagospia, e il Presidente della Banca del Fucino il Professor Mauro Masi. Ecco cosa hanno detto.

“Se tu hai un qualsiasi locale – spiega Marco Antonellis – non è che puoi giocare con le restrizioni. Se tu hai un’attività giustamente devi guadagnare. Quindi o lo Stato ti dà modo di guadagnare, altrimenti ti converrà tenerlo chiuso. Questo è il vero tema delle prossime settimane. Se io ho un bar, lo apro e la gente ha diecimila difficoltà e problemi per venire a prendere un caffè, è del tutto inutile tenerlo aperto. Ci sono le spese per tenere aperto un locale. Ci sono bollette e tante tasse che comunque corrono a prescindere se guadagni o meno.

Per cui il Governo dovrà fare molta attenzione a questo fatto. Cioè rendere competitiva l’apertura. Fare in modo che, pur tra mille difficoltà, si possa tentare di avere per un esercente i ricavi superiori alle spese. Adesso il Governo sta aprendo tutto, esattamente come spingevano le regioni… O tu riesci a far stare a casa la gente, ma la gente a casa ci deve stare bene cioè devono avere i soldi in tasca e i soldi purtroppo non sono arrivati né alle famiglie né alle imprese, oppure nel momento in cui tu non sei in grado di tenere la gente a casa, quando ci sarà il frigorifero vuoto, poi ci sarà anche la rivolta sociale; quella vera non quella finta però. A quel punto tanto vale mandare la gente a lavorare. Ecco perché il Governo inesorabilmente sta aprendo”.

“La spesa alimentare – aggiunge Mauro Masi – è una di quelle spese che sono più difficilmente comprimibili perché fanno riferimento ai bisogni primari. E’ chiaro però la spesa alimentare è appunto una spesa. Per avere la spesa devi avere le risorse. Se la gente non guadagna arriva prima o poi a dover contenere i bisogni più incomprimibili. Quando si riduce la spesa alimentare significa che si è vicini a raschiare il barile”.


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