Non rinascerà nulla come prima. Soltanto gli ignoranti canteranno in strada e torneranno a trastullarsi con l’apericena. E con il derby, il Var e il campionato falsato.
Come si può fare punto e a capo? Come si può pensare di ripartire come se nulla fosse accaduto, le bare sui camion dell’esercito, i medici morti e le infermiere morenti, gli intubati e le ambulanze mille? Come si potrebbe ricominciare urlando “devi morire” reagendo alle decisioni dell’arbitro? Come richiudere questo armadio di sofferenze e di paure, tirando fuori soltanto le bandiere per correre allo stadio?
E’ vero, siamo usciti dalla guerra, l’Italia s’è desta ma quella era la vittoria o la sconfitta contro un nemico, chiaro, evidente, dichiarato. Qui il terrore non si esaurisce con un atto sottoscritto, una dichiarazione di pace, un armistizio. No, credo che la paura continuerà, perché non è un film horror ma è la vita, la vita che uccide gli ulivi con la xylella, ventitré milioni ma tanto trattasi di alberi chissenefrega.
Abituati a scrivere e a discutere di ripartenze, quelle tattiche, sarà durissima parlare e scrivere di una altra vera, decisiva ripartenza, quella della nostra vita. Non è pessimismo ma è la pelle arsa, segnale di accadimenti imprevisti che ci hanno segnato tutti. Spero di sbagliarmi, spero di svegliarmi dall’incubo. Ma ho paura che, aperti gli occhi, tutto sia ancora vero, fragile, debole, infine letale.
Tony Damascelli
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