Il famigerato decreto intercettazioni è diventato legge a tutti gli effetti: benvenuti dunque nell’ordine del totalitarismo liberale senza confini.
Si tratta a rigore di un totalitarismo del controllo orwelliano, che naturalmente condanna senza tregua i totalitarismi passati, con il solo scopo di legittimare se stesso.
Lo fa celebrandosi come regno della libertà compiuta.
Il ‘decreto intercettazioni’ rappresenta la prova del fatto che Orwell era un dilettante e che la realtà ha da tempo superato le distonie da lui ipotizzate nel noto romanzo “1984”.
I fautori del decreto sostengono che esso rende possibile intercettare i criminali e quindi arrestarli, gli avversari sostengono per parte loro che tale decreto rende possibile controllare panotticamente gli innocenti.
Il punto dirimente è uno solo: è meglio un colpevole in libertà o un innocente in carcere?
Né deve essere obliato il fatto che il servizio di gestione delle intercettazioni sarà gestito da società private, le quali avranno tutto l’interesse a fare sì che le intercettazioni prosperino al di là di ogni necessità.
E’ il liberismo, bellezza.
Questo sarebbe il titolo se si trattasse di una pellicola, invece purtroppo è la realtà.
Un inferno realizzato in cui tutti saremo controllati potenzialmente sempre, una realtà a tutti gli effetti da incubo, in cui società private potranno lucrare sulla nostra vita in astratto per garantire la sicurezza pubblica, in concreto per garantire il loro profitto quotidiano.
Il 1989 ci aveva promesso in forma plateale la fine definitiva dei totalitarismi rossi e bruni, invece ha posto in essere un nuovo e ancor più subdolo totalitarismo. Non è né rosso né bruno, ma arcobaleno.
Aveva ragione Adorno: nel totalitarismo a forma di merce l’onnipervasività della repressione e la sua invisibilità sono la stessa identica cosa.
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