Lo dissi l’estate scorsa, quando Salvini improvvidamente mise fine all’esperienza gialloverde, il 5 Stelle aveva dinanzi a sé un bivio: proseguire autonomamente cercando di opporsi con un sovranismo populista al globalismo dell’Unione Europea o capitolare nel PD per sancire la sua fine.
Il 5 Stelle ha scelto il proprio suicidio, il suicidio della rivoluzione. Lo si vede nelle parole di Di Maio.
I grillini si stanno annullando dall’interno, molti si trovano ormai senza una casa, in un movimento che rappresenta il fronte avanzato del potere dell’Unione Europea.
Sono di nuovo a un bivio: o rimangono all’interno di un partito ipersistemico o producono una secessione per creare qualcosa di nuovo.
Avevo previsto tutto ciò e ahimè si sta avverando.
Il 5 Stelle avvicinandosi al PD si è “decaffeinato”, ha perso il proprio vigore che derivava dalla difesa della democrazia e dei diritti sociali. Il suicidio dei pentastellati è in atto, si spera che i grillini che ne usciranno mantengano stavolta la giusta traiettoria: quella della sovranità del popolo.
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