Cose da pazzi. Tra pali, errori e un arbitro che recita il ruolo del boia, con la cattiveria negli occhi e nel dire, secondo usi e costumi di una casta che ormai sta avvelenando il gioco.
Uno a uno non fa male a nessuno, si usava dire, in verità amarissimo è il derby per la Lazio che ha buttato via l’inverosimile, bruciando occasioni e venendo tradita, come era accaduto a Milano con l’Inter, da un rigore causato da Milinkovic Savic.
Le nuove regole volute dai geni dell’Ifab e da Collina e soci, portano all’assegnazione di calci di rigore che sono in esatta e comica contraddizione con il concetto di massima punizione, perché che tipo di fallo da rigore è quello di un mani involontario, con il pallone che ti sbatte addosso anche perché è l’avversario che ha capito l’antifona, basta centrare il braccio, il gomito o la mano e il gioco è fatto.
Il rigore di Kolarov ha smorzato la Lazio che fino a quell’episodio era stata spavalda e jellata.
La Roma ne ha approfittato ma con lacune difensive da parrocchia, ormai non c’è speranza e credo che anche Smalling dovrà adattarsi al pressapochismo generale.
Fonseca lavori duro ma non vedo luce nei piedi e nella testa di Fazio, tanto per dire, se poi in mezzo al campo gli sbarbati fanno i leziosi e i narcisi allora i dolori aumentano.
Meritatissimo il pareggio laziale, ma il punto è davvero poco per la fatica del pomeriggio difficile.
Tony Damascelli
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