Si continua a parlare di porti, di quali siano sicuri e quali no, giungendo in molte discussioni ad una sola, banale conclusione: l’Italia è l’unico porto sicuro e il più vicino per lo sbarco di migranti.
“La Tunisia non è un porto sicuro“, si sostiene. Bisognerebbe informare a tal proposito la Farnesina, visto che ogni giorno vi approdano navi da crociera.
Ovviamente nonostante ciò si continuerà a sostenere l’affermazione ora confutata, perché l’obiettivo è la deportazione di masse di migranti in Europa per colpire le classi lavoratrici.
Curiosa è la posizione di taluni giornalisti come Marco Mensurati, che su “La Repubblica” narra della traversata di cinquanta migranti ben più felici di stare in pessime condizioni su una nave piuttosto che sbarcare in Libia.
Quel che desta curiosità è che gli stessi che attaccarono vilmente il regime di Gheddafi nel 2011 sono in tal modo parzialmente artefici della creazione di quell’inferno libico che si sta abbattendo sui disperati in Africa, alle spese dei quali gli startupper delle ONG continuano a operare il loro mestiere.
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