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È un'idea davvero curiosa quella maturata dal pm di Brescia in relazione ad un processo istituito contro un uomo del…
Vi è una novità importante, degna della massima attenzione, che vede protagonista la Svezia. Il paese scandinavo, infatti, ha deciso di cambiare rotta, o più precisamente di invertirla, secondo la figura che i velisti qualificano come strambata. Almeno per quel che riguarda la scuola si tratta di un vero e proprio mutamento radicale.I bambini svedesi da quest'anno troveranno sui banchi carta, penna e calamaio, non più dunque gli ormai collaudatissimi e ovunque presenti supporti tecnici come i tablet. Questa decisione, che decisamente risulta controcorrente, è maturata alla luce di una ricerca. Una ricerca che ha mostrato come i bambini educati a scuola con i soli supporti tecnici presentino non trascurabili problemi di apprendimento. Si segnala ad esempio una difficoltà nella lettura e anche nella scrittura. E così la Svezia ha deciso di tornare alle tradizionali carta e penna. Una decisione importante che ci segnala, tra le altre cose, la decisiva funzione svolta dai metodi tradizionali di apprendimento, quelli che, in nome della marcia del progresso declaritato in claritatem, si era ritenuto opportuno superare a beneficio della tecnica e dei suoi ritrovati più recenti.Con ciò è avvalorata la tesi secondo cui non tutto ciò che viene dopo è meglio necessariamente di ciò che c'era prima. In molti casi valgono davvero le celebri parole di Verdi: "tornare all'antico, sarà un progresso"Ecco, è interessante la vicenda della Svezia perché rappresenta una sorta di risveglio, per ora timido, e non certo di massa rispetto all'incantesimo del progresso tecnocratico, quel progresso tecnocratico che finisce senza che ce ne avvediamo sempre di più per governarci, generando in noi l'illusione di esserne i padroni. Il dispositivo classico della tecnica è messo a fuoco da autori del Novecento decisivi come Martin Heidegger in Germania o come EmanueleSeverino in Italia, i quali, pur con prospettive differenziate, hanno bene adombrato come l'uomo si illuda di essere il signore della tecnica proprio quando in realtà ne è signoreggiato.Con le grammatiche di Heidegger, l'uomo pensa di disporre della tecnica quando invece ne è disposto, ed egli finisce senza vedersene per essere l'utilizzato. Der Gebrauchte, diceva Heidegger, il quale si spingeva anzi a sostenere che l'uomo in balia della tecnica finisce per diventarne un giocattolo.Questo aspetto è interessante, soprattutto se si considera che viviamo in un tempo di ipnosi collettiva, tecnocratica, in grazia della quale ci illudiamo che la tecnica sia la panacea universale, possa risolvere ogni problema e magari anche dispensarci dalla fatica del pensare. A parte il fatto che la stessa locuzione, intelligenza artificiale, così di moda, è ampiamente ingannevole, dato che l'intelligenza si distingue dal calcolo. Le macchine potranno calcolare benissimo, ma non saranno mai in grado di pensare, se per pensare intendiamo filosoficamente la capacità di questionare sui temi fondamentali, sull'essere e su Dio, sulla trascendenza e sull'ente in quanto tale. Insomma, la Svezia si sta risvegliando ed è da sperare realmente che si tratti di un incipit di risveglio collettivo presto o tardi destinato anche ad arrivare, speriamo il prima possibile in verità, anche nella nostra Italia.
Alla fine ci siamo arrivati e non era poi così difficile da prevedere che si potesse giungere, presto o tardi,…
Voglio oggi parlarvi di un fatto che, curiosamente, è passato per lo più sotto silenzio, ma che, a giudizio di chi vi sta parlando, merita attenzione, dirò di più, la massima attenzione. Nella giornata di domenica scorsa ben 16.000 persone in Liguria hanno formato pacificamente una enorme catena umana sulla costa contro la decisione del Presidente della Regione Toti di istituire un rigassificatore a largo di Vado Ligure, nei pressi di Savona.Ebbene, 16.000 persone, in maniera pacifica, hanno rivendicato il loro sacrosanto diritto di dire no rispetto a una scelta che vivono, da qualunque angolazione la si guardi, come sbagliata, come controproducente, come antitetica rispetto ai loro interessi, come lesiva della loro dignità. Siamo al cospetto di uno dei tanti effetti sciagurati delle sanzioni alla Russia e della interruzione dei rapporti commerciali con essa. Poiché l'Europa ha interrotto i rapporti con la Russia, non può più fornirsi dalla Russia del gas e dunque deve rigassificare, utilizzare il gas che arriva da Washington, che ovviamente fa la parte del tertium gaudens, dato che adesso Washington, grazie a questa guerra tra Russia e Ucraina, è riuscita nell'obiettivo fondamentale, quello di separare l'Europa dalla Russia e da tutto il mondo non americano e, in maniera sinergica, di rendere l'Europa stessa ancora più colonia di quanto già non fosse, rispetto alla plutocrazia neoliberale incapsulata nella civiltà tallassocratica del dollaro. La questione del gas, come sappiamo, è divenuta fondamentale, dato che l'Italia, come il resto dell'Europa del resto, non può più fornirsi dalla Russia, ormai ritenuta nemica, perché così ha deciso Washington. Ebbene, quella dei Liguri è stata una protesta sacrosanta, pacifica, basata su ragioni fondamentali. Oltretutto una protesta senza colore politico, che ha saputo unire migliaia di Liguri nell'esigenza fondamentale di proteggere la loro splendida terra dal rigassificatore. Curiosamente il presidente della regione Toti continua a postare sui social bellissime foto di paesaggi splendidi della Liguria, una delle terre più belle d'Italia, senza mai fare un cenno, nemmeno per sbaglio, alla questione del rigassificatore e ovviamente senza fare alcun cenno, a maggior ragione, alla riuscitissima protesta che i Liguri hanno indetto con grande successo contro il rigassificatore stesso. Ebbene siamo al cospetto di una delle tante contraddizioni della globalizzazione neoliberale che nei miei lavori ho chiamato una 'glebalizzazione' e al tempo stesso una 'anglobalizzazione'.Glebalizzazione da che il ritmo della globalizzazione produce sempre più povertà e genera una massa di nuovi servi della globalizzazione. Li chiamo i servi della glebalizzazione, variando sul tema. Si tratta poi di una vera e propria anglobalizzazione da che coincide con il movimento di americanizzazione del mondo, quel movimento che si manifesta anche nella interruzione dei rapporti dell'Europa con la Russia e con la Cina e, in maniera sinergica, della trasformazione dell'Europa stessa in una colonia di Washington, più ancora di quanto già non fosse.
Elly Schlein, la guida delle sinistre fucsia neoliberali e postmoderne dimentiche di Marx e di Gramsci, e tutte proiettate sui…
In molti si domandano insistentemente se il generale Vannacci, autore del fortunato quanto mediocre libro "Il mondo al contrario", sia…
C'è un nuovo intervento degno considerazione da parte di Bergoglio, che taluni si ostinano a qualificare, a celebrare come Papa,…
Uno dei cavalli di battaglia della odierna New Left ultraliberista e postmarxista è, come è noto, la richiesta del salario minimo. Una richiesta che viene utilizzata in maniera altamente ideologica contro il governo della destra bluette neoliberale, capitanato da Giorgia Meloni. Una richiesta sacrosanta mi permetto di aggiungere.Il salario minimo è infatti un punto di partenza, non di arrivo, per la tutela dei diritti dei lavoratori in Italia. Indi per cui la lotta per il salario minimo è, ripeto, sacrosanta. Quello che ci permettiamo, come subito diremo, di contestare, è il modo con cui le sinistre fucsia stanno conducendo questa battaglia. Anche i sindacati naturalmente sono schierati a spada tratta in difesa del sacrosanto salario minimo garantito. Nulla da eccepire su questo punto. Peccato però, e qui vengo al dunque, che quando la sinistra era al governo negli anni scorsi non abbia mai fatto letteralmente nulla per introdurre il salario minimo, che anzi ha variamente avversato.Pensate che in un articolo apparso nel 2019 su Il Manifesto, giornale non certo sospetto di nemicizia rispetto alle sinistre neoliberali, addirittura si spiegava per quali ragioni a quel tempo i sindacati fossero contrari all'introduzione del salario minimo. Sì, avete capito bene, la CGL ad esempio nel 2019, stando al manifesto, era contraria all'introduzione di quel salario minimo che oggi difende a spada tratta contro la destra bluette neoliberale di Giorgia Meloni. Insomma, siamo alle solite, possiamo ben dire. Al di là del vitreo teatro della contrapposizione ideologica tra la destra e la sinistra, regna in contrastato e sovrano il partito unico articolato del Capitale, partito unico del capitale che si riproduce mediante la finta contrapposizione tra una destra e una sinistra, egualmente interne allo stesso ordine neoliberale. Come peraltro limpidamente affiora dalla tragica vicenda del salario minimo che in realtà né la destra né la sinistra vogliono realmente introdurre.E qui sta il paradosso tragicomico della situazione odierna. Le sinistre contestano alle destre di non aver introdotto finora quel salario minimo che esse stesse sinistre quando erano al governo mai hanno introdotto e che anzi hanno avversato. Voi capite che una situazione pirandelliana di questo tipo è altresì sconcertante e ci rivela una cosa in maniera ad Amantina che destra e sinistra non tutelano a ugual titolo gli interessi dei lavoratori e che anzi per riprendere una geografia politica alternativa destra e sinistra rappresentano l'alto contro il basso vale a dire il capitale contro il lavoro il patriziato cosmopolitico no border contro le classi nazionali popolari che vivono del loro lavoro questo è il punto fondamentale destra e sinistra debbono essere superate per ripensare nuove categorie di emancipazione del basso e dei lavoratori.
Continuano senza sosta le travagliate peripezie legate alla verità di Ustica, della strage cioè che portò alla morte di moltissimi innocenti nel giugno del 1980 e che fino a pochi giorni addietro era rimasta oggetto di mistero, avvolta da un alone di non chiarezza ebbene sembrava però che finalmente dopo 40 anni la verità su Ustica venisse a galla una volta per tutte quando pochi giorni addietro Giuliano Amato come ben ricorderete disse che la verità di Ustica era ormai allo scoperto era stato abbattuto l'aereo italiano dalla Francia addirittura Giuliano Amato chiedeva ai francesi di chiedere scusa per quell'episodio increscioso e deplorevole. Dopo 40 anni la verità sembrava finalmente emergere. Repubblica, rotocalco turbomondialista, titolava proprio in apertura con questa notizia. Ebbene Giuliano Amato, che nei giorni scorsi aveva indicato senza lasciare dubbio alcuno nei francesi i responsabili della tragedia, qualche giorno dopo si è già rimangiato quanto detto e ha, come usa dire, ritrattato. Su Libero, ad esempio, compariva nei giorni scorsi un articolo nel quale veniva attribuita ad Amato una espressione significativa: "Mi sono confuso". In sostanza Giuliano Amato diceva di essersi sbagliato in relazione alle precedenti dichiarazioni da lui rilasciate su Ustica e che appunto si era confuso. Come è possibile dunque fare affermazioni di quel tipo con tanta certezza per poi dirsi dopo due giorni confusi? E' davvero credibile questa vicenda? Come se non bastasse Giuliano Amato sembra aver nuovamente ritrattato se si considera che Repubblica nella giornata di ieri già di fatto rivedeva il giudizio di Amato che confermava quanto detto in precedenza, cioè che la strage fu compiuta dai francesi. Insomma, tutta una serie di peripezie che rendono ancora più complicato il già complicatissimo quadro della strage di Ustica. E' davvero credibile, ripeto questa vicenda, perché proprio ora stava emergendo la verità o la presunta verità intorno alla strage di Ustica? Che cosa ha indotto Giuliano Amato prima a parlare e poi molto rapidamente a ritrattare per poi, altrettanto rapidamente, a riconfermare? Non lo sappiamo, ma di una cosa possiamo essere certi al di là, direi, di ogni ragionevole dubbio. Verità e giustizia in Italia latitano e continueranno purtroppo a farlo ancora per moltissimo tempo, se queste sono le premesse, se questo è il quadro generale della situazione nella quale ci troviamo. Insomma, la strage di Ustica sembrava finalmente chiarita, ma forse non lo è affatto. Quel che è certo è che una delle tante troppe vicende oscure del nostro paese, delle tante troppe vicende in cui hanno perso la vita moltissime persone innocenti che ancora attendono verità e giustizia, da Ustica alla strage di Bologna, passando per l'Italicus, Piazza Fontana, insomma si moltiplicano le stragi irrisolte nel nostro paese e questo sicuramente non ci dà motivo di grandi speranze.Radioattività - Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro