Il duetto tra Gianna Nannini (71 anni) ed Elodie sul palco ha acceso molto più che le luci del concerto. Durante l’esecuzione di “America”, le due artiste si sono lasciate andare a tocchi espliciti e gesti sensuali – seno sfiorato, fondoschiena accarezzato – scatenando reazioni feroci. Sui social, è partita una vera e propria rivolta contro un doppio standard di genere che – per molti – grida vendetta.
Centinaia i commenti indignati: “Se al posto della Nannini ci fosse stato un uomo, sarebbe scoppiato il finimondo”. Ma, a quanto pare, se a farlo sono due donne – famose, progressive e politicamente intoccabili – allora tutto è concesso.
A prendere posizione, in diretta su “UN GIORNO SPECIALE”, è stato Simone Pillon, ex senatore della Lega, che ha commentato senza filtri l’accaduto: “Gianna Nannini ed Elodie si strusciano, si toccano, si palpano le tette e sculettano. Nessuno dice mezza parola”.
Ma il vero bersaglio di Pillon è l’ipocrisia morale di chi, a suo dire, si presenta come portavoce di una certa etica, ma poi si comporta in tutt’altro modo: “Vanno sul palco per fare soldi toccandosi le tette, e poi ci fanno la morale col ditino alzato. Ci dicono che i nostri figli vanno rieducati perché potenzialmente violenti. Ma il rispetto si insegna anche col proprio esempio, non solo a parole”.
L’ex parlamentare ha affondato ancora di più il colpo con un paragone destinato a far discutere: “Immaginatevi la stessa scena con un Berlusconi sessantenne e una venticinquenne sul palco. Lo avrebbero crocifisso. Sarebbe venuto giù il mondo”.
Per Pillon, l’Italia vive una stagione in cui tutto viene filtrato dall’ideologia: lo stesso gesto può diventare scandaloso o innocuo a seconda di chi lo compie. E se chi lo fa è donna, famosa e “in linea” con l’agenda progressista, il sistema tace. Nessuna femminista in piazza, nessuna apertura del TG. Solo silenzio.
Il punto finale dell’intervento di Pillon riguarda il ruolo pubblico delle star, e il loro potenziale educativo (o diseducativo): “Loro arrivano a milioni di ragazzi. Ma che messaggio mandano? Prima si toccano sul palco, poi fanno le testimonial del rispetto, della parità e dell’educazione sentimentale. È una totale incoerenza”.
Per l’ex senatore, il problema non è la libertà artistica, ma la coerenza tra ciò che si fa e ciò che si predica: “Io cerco di insegnare il rispetto ai miei figli. Ma se poi quelli che parlano di rispetto si esibiscono in questo modo, diventa tutto inutile”.
Un dibattito che, ancora una volta, accende lo scontro tra libertà d’espressione e responsabilità pubblica, ma soprattutto solleva una domanda scomoda: davvero ci indigniamo solo quando fa comodo?
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