È andata nel peggiore dei modi. La finale di Coppa Italia doveva essere il momento del riscatto, e invece si è trasformata in un’altra serata da dimenticare per il Milan. Contro un Bologna ordinato e concreto, i rossoneri hanno messo in scena una prestazione spenta, confusa e priva di carattere, confermando un periodo di profonda crisi che ormai va avanti da mesi.
A pesare non è solo la sconfitta — 1-0, gol di Ndoye — ma il modo in cui è arrivata: senza idee, senza mordente, senza quel fuoco che ci si aspetta da una squadra del calibro dei rossoneri (specie negli appuntamenti storicamente più importanti). La squadra di Conceição sembra aver smarrito identità e motivazioni (se mai l’ha trovata, in questa lunga stagione), e anche i singoli non riescono più a fare la differenza.
I tifosi sono delusi, la società è silenziosa, e intorno alla panchina comincia a sentirsi aria pesante. Il Milan, semplicemente, non c’è più. E ora servono risposte.
In diretta su Radio Radio Lo Sport, il direttore Ilario Di Giovambattista ha intervistato il Prof. Dario Perugia: ortopedico e traumatologo di Villa Mafalda, ma anche (e in questo caso soprattutto) un grande tifoso del Milan.
Professore, so che è un grande tifoso del Milan. Ho appena scoperto che è anche presente allo stadio ieri sera. Ci racconti un po’ della partita
“Devo dirlo? Eh beh sì. Sì, purtroppo. Raramente si è vista una finale del genere. Io sono tifoso del Milan da quando sono piccolo, quindi seguo il Milan da tanto tempo, non sono così giovane. Raramente ho visto giocare così male una squadra. Mi ha colpito molto vedere questi falli laterali battuti continuamente indietro. Allo stato attuale il Milan è una squadra senza uno schema, senza gioco, senza purtroppo un regista. I giocatori che dovevano fare la differenza non l’hanno fatta perché ieri sera i vari Reijnders e Pulisic sono scomparsi. Si continua a crocefiggere Leao, che invece è l’unico veramente fuori classe. Ieri si giocava solo a buttare la palla su di lui, ma anche lui, poveretto, non può fare la differenza con due o tre giocatori davanti“.
“Una squadra così scarsa, una società povera di idee che, dopo aver subito il gol, non ha saputo reagire… io raramente mi ricordo di aver visto una cosa del genere. Quindi è stata una finale bruttissima. Sono stato molto triste nel tornare a casa e vedere tutti quei poveri tifosi. Vivo abbastanza vicino allo stadio, ma ho visto tutte quelle persone che venivano da tutta Italia, tornare a casa mogi mogi per vedere una partita del genere. Si può perdere, si può perdere con chiunque, ma non credo che si possa accettare una prestazione del genere. Credo che la responsabilità sia sicuramente dei giocatori e dell’allenatore, ma è anche una questione di società che manca completamente. È l’unica squadra in Italia che non ha un direttore sportivo. Io credo che ci sia poco mordente, poca aggressività e, purtroppo, anche poco legame alla maglia. Questo secondo me è una cosa molto significativa“.
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