Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, l’America è tornata a parlare il linguaggio dei dazi. La decisione di imporre nuove tariffe del 25% su una lunga lista di prodotti europei e i recenti dialoghi con Ursula von der Leyen sull’incidenza di questa strategia a livello europeo ha riacceso le tensioni commerciali, mettendo in allarme sia le borse internazionali che le aziende esportatrici. Tra i Paesi più esposti c’è l’Italia, che esporta negli Stati Uniti beni chiave come agroalimentare, moda e meccanica. La misura, che secondo alcuni analisti potrebbe essere solo l’inizio di un più ampio giro di vite protezionista, rischia di trasformarsi in un colpo pesante per molte economie europee.
A commentare i nuovi risvolti sulla questione dazi è stato anche Antonio Maria Rinaldi, europarlamentare ed economista, ai microfoni di Un giorno speciale. Il suo appello alla premier Meloni è chiaro: “Fai di più l’italiana, fai più gli interessi dell’Italia, esattamente come i tedeschi fanno quelli della Germania e i francesi quelli della Francia”. Per Rinaldi, l’Italia deve scrollarsi di dosso l’atteggiamento attendista e muoversi in prima persona: “Se l’Europa è lenta e divisa, allora si vada direttamente a Washington, a trattare, come ha fatto il premier spagnolo Sanchez con la Cina. Non c’è niente di scandaloso: si difendono i posti di lavoro degli italiani”.
Rinaldi ha anche spiegato le motivazioni profonde che hanno spinto Trump a reintrodurre i dazi: “Gli Stati Uniti hanno un deficit commerciale che sfiora i 1.000 miliardi di dollari all’anno. È una cifra insostenibile anche per la prima economia del mondo”. Secondo l’ex parlamentare europeo, l’impatto della globalizzazione incontrollata degli ultimi 30 anni ha svuotato di contenuto le economie avanzate: “Abbiamo spostato la produzione dove costava meno, e oggi ne paghiamo le conseguenze. È ora di dire basta all’ipocrisia: o tutti rispettano le stesse regole, oppure è giusto proteggere il proprio mercato interno”.
Uno dei passaggi più critici dell’intervento riguarda l’Unione Europea, accusata da Rinaldi di essere incapace di rispondere con una voce sola: “Ci sono 27 Paesi con interessi divergenti, ma alla fine a dettare la linea è sempre la Germania, che ha un surplus con gli USA di 97 miliardi di dollari. E noi? Siamo ostaggio di Berlino”. Di fronte a un’Europa immobile, il suggerimento è chiaro: “Se l’UE non riesce a trovare un’intesa con Trump, l’Italia faccia come il Regno Unito, che un accordo l’ha chiuso subito. Gli interessi nazionali vengono prima di tutto”. In gioco, conclude Rinaldi, ci sono milioni di posti di lavoro e la dignità economica del Paese.
ASCOLTA QUI L’INTERVENTO DI ANTONIO MARIA RINALDI AI MICROFONI DI UN GIORNO SPECIALE
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