A quattro giornate dalla fine del campionato, il Napoli di Antonio Conte ha effettuato il sorpasso sull’Inter, posizionandosi al primo posto con 74 punti. L’obiettivo, manco a dirlo, è replicare lo scudetto raggiunto solo due anni fa sotto la guida dell’attuale CT dell’Italia Luciano Spalletti.
Fare confronti definitivi fra i due tecnici, soprattutto adesso, è molto difficile. D’altro canto, l’allenatore toscano lo scudetto può dire di averlo già vinto (e tatuato sul braccio). Dall’altra parte, invece, per quanto sia sulla buona strada, il salentino ex Juventus non ha ancora la certezza matematica del trionfo.
Questo aspetto va ricordato sia per dovere di cronaca, sia per rispettare le legittime necessità scaramantiche dei tifosi azzurri. Tuttavia, dal punto di vista statistico e tattico, è già possibile (oltre che curioso) compiere un’analisi abbastanza chiara sia delle affinità che delle differenze fra le due gestioni tecniche.
Prima di iniziare, è d’obbligo fare un’altra premessa. Ovviamente, non essendo ancora al termine della stagione attuale, il confronto fra i due allenatori deve essere inteso più come un’analisi di tendenze statistiche (o più prettamente legate alle caratteristiche delle loro squadre), piuttosto che dati assoluti. Infatti, la maggior parte delle informazioni qui riportate fanno riferimento a medie/valori inerenti al totale delle partite disputate rispettivamente dai due tecnici nelle stagioni 2022/2023 (38) e 2024/2025 (34 – a oggi, 30 aprile 2025).
Fatto questo, si può entrare nel vivo della questione. Partiamo dalle cose più semplici: Spalletti ha fatto molti più punti, dominando in modo incontrastato il suo campionato. Nello specifico, si parla di un totale di 90 lunghezze (una media di 2,37 a partita). E questo è un fatto già assodato, a prescindere dall’esito finale di queste ultime settimane.
Quantunque, infatti, il Napoli di Antonio Conte dovesse vincere tutte e 4 le ultime giornate rimanenti, raggiungerebbe un punteggio massimo di 86 punti; 4 in meno di quelli accumulati dall’allenatore di Certaldo. Ciò è la logica conseguenza dei risultati ottenuti. Nonostante la stagione non sia ancora finita, la squadra dell’ex Juve ha già eguagliato il numero di sconfitte del toscano (4); pareggiato due partite in più (8 vs 6); e anche nella migliore delle ipotesi non supererà il numero di vittorie dell’attuale CT azzurro (attualmente quelle di Conte sono 22, contro le 28 di Spalletti. – Percentuali rispetto al totale di partite: 64,7%* vs 73,7%).
In merito ai gol fatti e subìti, si registrano sia delle similitudini che delle divergenze. In generale, (scanso crolli clamorosi in queste ultime settimane), entrambi hanno/hanno avuto delle ottime difese: rispettivamente le migliori del campionato. La grande differenza risiede nei loro attacchi. Mentre il Napoli di Spalletti ha concluso la stagione con il numero più alto di reti realizzate (77), attualmente quello di Conte ha fatto registrare solo il 4° posto di questa specifica graduatoria.
Tale aspetto è confermato anche da altri due fattori: il numero di occasioni da gol a partita e quello dei tiri in porta. Come riportato da FOTMOB, nel primo caso il dato con Spalletti è di circa 2,5 (pro capite); con Conte 2,1 (Ibidem). Mentre riguardo alla seconda fattispecie, anche qui ciò che emerge è una maggiore propensione offensiva del Napoli di due anni fa, con una media di 5,9 tiri a partita (tasso totale di realizzazione delle conclusioni in porta – 9,2%); quasi due punti in più rispetto a quella attuale: esattamente 4,0 (Ibidem – 12%).
Tuttavia, proprio le ultime due percentuali citate, insieme ai valori inerenti agli expected goals (expG – il numero di gol previsti in termini di probabilità in base alla quantità, alla posizione e alla difficoltà dei tiri in porta), mettono in risalto una similitudine fra le due diverse gestioni.
Entrambe le squadre, infatti, hanno segnato molto più di quanto previsto dai calcoli. Sotto Spalletti, con 74 reti all’attivo, il dato degli expG era di 64,8; mentre con Conte, il Napoli ha segnato (per ora) 54 gol, superando a sua volta il valore di 48,7 expG. Se poi si torna a quanto scritto rispetto ai tassi di realizzazione sotto i due allenatori, si nota come l’assetto del salentino abbia portato a un maggior grado (seppur lievemente) di cinismo sotto porta (12% vs 9,2%).
In conclusione, si può dire le performance del Napoli di Spalletti siano state nettamente migliori; a riprova della straordinarietà di quell’annata. Tuttavia, considerando il modo in cui, senza Kim, Osimhen (e Kvaratskhelia da gennaio), Antonio Conte è riuscito a riportare il Napoli a lottare per lo scudetto (dopo che neanche un anno fa era arrivato tristemente al 10° posto), è d’obbligo riconoscere nell’attuale tecnico il vero valore aggiunto di questo squadra.
Una compagine che, per problemi fisici, ha avuto spesso indisponibili anche giocatori chiave come Buongiorno (il grande colpo per la difesa) e David Neres. Inoltre, con il dovuto rispetto, il tecnico ex Juventus e Inter potrebbe vincere lo scudetto avendo spesso dovuto mettere in campo, e da titolari, calciatori come Mazzocchi (ex Salernitana) Juan Jesus e Spinazzola (scarti di una Roma evidentemente in difficoltà). Non certamente nomi altisonanti, almeno sulla carta.
In confronti come questi, non c’è mai un vero vincitore; così come non c’è il senso di trovarne uno. In questo frangente, c’è solo un’entità che realmente può dirsi vittoriosa: il popolo napoletano, che guidato da due grandissimi allenatori, in questi anni è riuscito prima a vincere, e ora quantomeno a sognare, traguardi e titoli che solo 20 anni fa, all’epoca del Napoli Soccer in Serie C, erano a dir poco inimmaginabili.
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