“Fate presto!”, “Whatever it takes” e “Do something”: Mario Draghi lancia incentivi da ormai molto tempo.
Tutto per manovre economiche ritenute necessarie per contrastare le crisi, per poi dire ieri in Senato: “Abbiamo compresso i salari perché pensavamo che…perché eravamo in competizione con gli altri Paesi europei“. Quindi “questo ha creato austerità e salari bassi, e questo ha creato compressione della domanda“. Quella che ha sostenuto l’Europa negli anni ’10 del 2000. Così ha risposto indirettamente alla domanda di Alberto Bagnai (“Visto che le politiche di austerità si sa che fanno perdere consenso, come mai si è deciso di implementarle?”).
Ma l’ex BCE e premier ha lasciato intendere che quell’approccio non funzionò anche perché “non abbiamo fatto nulla per aprire il mercato interno“.
Durante la conferenza, Draghi ha confermato il suo sostegno verso un debito comune europeo, così come la “difesa comune”, secondo Draghi “un passaggio obbligato“, auspicando una “catena di comando” che “sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale“. Questo a causa delle politiche di Trump che hanno “drammaticamente ridotto il tempo disponibile“.
In sostanza l’allarme è chiaro: non ti riarmi, muori.
L’editoriale di Fabio Duranti.
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