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Economia

Il sistema che ha tenuto in piedi l’UE lancia segnali evidenti di crollo (e di autodistruzione)

È con grande piacere che ormai su alcuni giornali leggo delle cose che io vi dico da molti anni e scrivo da tanti anni.
Per esempio che Donald Trump non è la causa ma l’effetto di una crisi molto più ampia. Insomma, sto parlando della insostenibilità del mercantilismo globale basato sulla massimizzazione delle esportazioni e sulla svalutazione del lavoro. Chi mi segue sa che io scrivo queste cose da circa dieci anni.

Il debito degli Stati Uniti verso i principali esportatori mondiali, e cioè verso la Cina, la Germania, l’Unione Europea, il Giappone, ha raggiunto il 100% del PIL nel 2024, segno di uno squilibrio insostenibile. La working class americana, cioè la classe del lavoro americana, impoverita da decenni di concorrenza al ribasso, ha spinto Trump prima e poi Biden, ad adottare delle misure protezionistiche, dai dazi all’Inflation Reduction Act, fino alla guerra commerciale contro la Germania e contro la Cina.

L’Unione Europea e l’Eurozona, basate sul mercantilismo, sono in difficoltà anche per l’ascesa della tecnologia cinese. Secondo un report del Center for European Forum, l’industria tedesca sta perdendo leadership anche nei settori ad alto valore aggiunto, come l’auto elettrica. L’Europa reagisce in due modi con delle minacce di ritorsioni inefficaci oppure con la sottomissione psicologica e politica agli Stati Uniti aumentando gli acquisti di gas e di armi.

L’unica via d’uscita è un’Europa più autonoma che riporti in patria i 300 miliardi di euro annui di risparmio investiti all’estero, riprenda delle relazioni commerciali con la Russia, insomma eviti l’economia di guerra.

Tuttavia chiedere all’Unione Europea di rinunciare al mercantilismo e alla crescita basata sulle esportazioni, sulla distruzione della domanda interna, sulla svalutazione del lavoro, è un po’ come chiederle di autodistruggersi, perché dopotutto l’unica cosa che tiene in piedi questa Unione Europea è proprio quella roba lì, è proprio la visione di un’economia di tipo puramente mercantilistico.
Insomma, manca una visione politica, una visione strategica europea.

Per fortuna io oggi, come al solito, incontro un’azienda, faccio consulenza strategica aziendale – mi trovate sul sito valeriomalvezzi.it – e con le aziende invece si parla di strategia. Quello che manca, purtroppo, ormai agli Stati.

Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi

Valerio Malvezzi

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