Fronte unito tricolore per il Patto di stabilità, ma non basta a fermarlo.
Il provvedimento che prevede il taglio annuale del debito dei singoli Stati ha trovato la maggioranza dell’europarlamento favorevole.
L’Italia no, tra astenuti, centrodestra e PD, e contrari, M5S e Verdi. “Abbiamo unito la politica italiana”, scherza Gentiloni Commissario europeo per gli affari economici. “Abbiamo deciso – dice la segretaria dem Elly Schlein – di astenerci perché riteniamo che il testo negoziato dal governo sia fortemente peggiorativo, rispetto alla proposta iniziale della commissione e di Gentiloni”.
I Paesi con un debito compreso tra il 60% e il 90% del PIL (l’Italia si trova in questa forbice) dovranno ridurlo dello 0,5%, per un lasso di tempo compreso tra 4 e 7 anni. Antonio Maria Rinaldi è intervenuto in plenaria per ribadire all’UE alcuni concetti economici da sottolineare.
“Per cambiare l’Europa a fatti, e non a parole, è necessario prima modificare radicalmente i trattati ad iniziare dalla governance economica. Ma la nuova versione del Patto, invece di promuovere una reale politica di investimenti, ripropone riforme ancora animate da obiettivi punitivi e da un impianto fortemente prociclico, dettato solo dal rapporto deficit-PIL e da miopi vincoli obsoleti di bilancio e condizionalità.
La riduzione del rapporto debito-PIL deve avvenire principalmente non con il taglio reale della spesa corrente primaria e con l’aumento in posizione fiscale, cioè un’esclusiva riduzione del debito, ma simulando la crescita con politiche espansive ad alto coefficiente di moltiplicatore. In quest’aula non si conosce John Maynard Keynes? Questo patto accentuerà simmetrie, ingiustizie sociali, divergenza e discordia fra i popoli europei e non consentirà quella crescita che tutti auspichiamo e ci condannerà a un declino inesorabile relegandoci ultimi fra tutte le economie mondiali“.
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