Un finale avvolgente, quello del City; commovente per la spinta nella metà campo del Real sotto la spinta dei canti “citizens”. Real schiacciato ma Real blindato; pensi che alla fine, come sempre o quasi, sarà Carletto a portarla a casa, proprio perché è da troppi minuti che De Bruyne e compagni stanno cercando di meritarla. Anzi, meritandola a furia di cercarla, la vittoria. Poi proprio il pel di carota belga, in una delle sue versioni più fulgide, sbatte l’uno a uno sotto la traversa.
Quale altra partita comincia, con la fine del tempo regolamentare? Mica facile delineare un orizzonte, a quel punto. Più delle intenzioni può l’acido lattico; più della tensione, il chewing-gum di Ancelotti.
I crampi di Carvajal sono l’emblema di tutta l’intensità che le squadre hanno profuso. Nell’ultima parte dei supplementari cominciano gli avvicendamenti di rigore e da rigori. La finale anticipata anche se fosse finale sul serio osserverebbe questo equilibrio; col City che palleggia fino al termine e il Real che più che subire controlla.
Arrivano i rigori e vedi Ancelotti parlare con Lunin, il suo portiere. Qualunque cosa gli abbia detto, alla fine, come quasi sempre, la porta a casa Carletto.
Paolo Marcacci
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