Il cammino del Napoli in questa stagione ha deluso le aspettative per una squadra partita ai nastri di partenza come Campione d’Italia. La corsa a un posto Champions però è ancora possibile e le ultime speranze dei partenopei passano dalla prossima sfida con l’Atalanta: “Quando si cambia la guida tecnica per tre volte è chiaro che qualcosa non va, è una dinamica da squadra non di prima fascia”. Cosi Pierpaolo Marino intervenuto in diretta a Radio Radio Mattino Sport e News. Lo stesso direttore sportivo che per molti anni ha lavorato a Napoli ha risposto su altri temi legati alla gestione di De Laurentiis e non solo
“Le stagioni dopo gli Scudetti, soprattutto per le squadre che non lo vincono frequentemente non sono mai facili. Ritrovare la mentalità dell’anno precedente non è facile. La squadra ha pagato gli stravolgimenti nell’area tecnica, con la partenza di Spalletti e di Giuntoli che erano equilibratori delle tensioni che stanno a Napoli. Tensioni che vengono dalle aspettative del presidente che non è uno che si accontenta di fare il minimo”.
“Ci saranno delle ripercussioni nella possibilità di spesa nel budget. La mancanza degli introiti della Champions non dovrebbe essere un problema però, se il Napoli dovesse andare potrebbe permettersi due pezzi pregiati in più, ma questo sta nella normalità delle cose. De Laurentiis con la sua gestione ha messo da parte utili per rinforzarsi ugualmente”
“Oggi la figura del direttore sportivo non è più quella di 20 anni fa quando non c’erano i reparti scouting o i Presidenti che fanno le trattative di mercato in prima persona. Oggi il DS fa la differenza nel momento in cui diventa il conduttore della quotidianità della squadra, di supporto all’allenatore. Governare uno spogliatoio di livello top, confrontarsi con situazioni complesse anche per i livello di fatturato dei calciatori, la squadra ha bisogno di una figura che sappia rapportarsi con ambiente e società. Giuntoli è stato più bravo in questo che nel calciomercato“.
“Io sono sponsor delle seconde squadre, fanno bene a società che hanno determinate peculiarità, soprattutto le società che lavorano molto nel settore giovanile. Far crescere i giocatori a livello agonistico senza prestarli in giro è un vantaggio. Penso che limitatamente a un numero di 7-8 società“
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