È fondamentale capire che quello che sta accadendo in Palestina non ha nulla a che vedere con gli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Quello è stato l’evento che è servito per scatenare il conflitto contro i cittadini della Striscia di Gaza. Ma la realtà è che questo conflitto si basa su tre direttive. La direttiva economica, ossia l’esigenza di Israele di mettere le mani sui giacimenti di gas naturali a largo della striscia di Gaza e di evitare che Hamas possa in qualche modo colpire gli altri giacimenti israeliani nella zona. Poi c’è la direttiva geopolitica, ossia l’esigenza di spostare i cittadini della striscia di Gaza nel Sinai.
Ma soprattutto c’è la battaglia spirituale, mettere le mani sul Monte del Tempio. Quello è l’obiettivo vero. Dove si evince palesemente che quello che sta accadendo in Palestina non è una guerra contro Hamas? Lo si evince dal fatto che i capi di Hamas che sono in Qatar sono rimasti lì, non è stato sparato un solo colpo per colpirli. Anzi, il Qatar sta addirittura facendo da intermediario tra Israele e Hamas. Lo si evince dal fatto che non abbiano preteso dal governo Qatariota la consegna dei capi di Hamas dopo i fatti del 7 ottobre.
Quindi è evidente che c’è qualcuno che ha utilizzato una frangia di Hamas, ha strumentalizzato il fondamentalismo di quella frangia per ottenere i propri obiettivi. Quindi in Palestina non è una guerra contro Hamas. Ieri l’esercito israeliano ha deliberatamente bombardato una troupe televisiva nel sud del Libano, uccidendo tutti e tre i giornalisti, tra cui la bravissima e giovanissima Sara Omar. Passa così a 52 il numero dei giornalisti uccisi in soli 50 giorni dall’esercito israeliano. Parliamo di una media di più di un giornalista ucciso al giorno, cosa che non era mai accaduta in nessuna delle precedenti guerre. Pensate che 52 è un numero triplo rispetto al numero di giornalisti uccisi in Ucraina, in una guerra che però ha una durata 20 volte superiore rispetto a quella in Palestina. Questo è davvero inaccettabile.
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