Ci aveva già convinto, da subito e abbondantemente. Stavolta, però, ci ha fatto impressione. Forse più lui dell’Inter, il che è tutto dire.
Marcus Thuram in una serata forse eccessivamente punitiva per il Milan, nei numeri, si è preso il derby sin dai primi giri di lancetta. Imprimendo il marchio della sua forza, della sua sfrontatezza a prescindere dall’avversario che c’è in locandina, della capacità di trasformare la pressione in propellente per la prestazione.
Alla fin fine, paradosso di una serata da attaccante “totale”, per il lavoro svolto e le frustate inflitte al malcapitato Thiaw e compagni il gol, di per sé splendido per scelta di tempo e perentorietà, è risultato soltanto un dettaglio all’interno di una settantina di minuti che sono parsi centoquaranta, per l’intensità delle percussioni e per la vittoria sistematica di ogni singolo duello.
L’uno a zero è in buona parte roba sua, per la prima iniziativa nell’esibizione della quale la lucidità è stata addirittura superiore alla forza.
Tornando al gol, uno di quelli da sigla televisiva per intenderci, la bordata ha un merito ulteriore: è arrivata nel momento in cui, forse, l’Inter stava accusando un poco di sofferenza. Uomo partita? Di più: la partita di un uomo.
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