E dopo tanti mesi arriva anche l’enfasi sui poveri generati dal caro bollette.
Oggi, anzi, beneficiamo del clima mite, che per qualcuno è un problema, come per i quotidiani La Stampa e Domani. Quotidiani che quindi quel clima lo demonizzano (come parte dell’emergenza climatica), ma allo stesso tempo oggi posano l’occhio sui poveri delle bollette. La bolletta del gas cresce ancora del 23% a dicembre, in un rialzo che sembra non vedere fine. E la cui fine è tutto, fuorché assicurata.
Il perché ce lo ha spiegato il giornalista Sergio Giraldo: “Siamo vittime di dinamiche che non sono più di puro mercato, ma che attengono alla sfera della geopolitica. Anche perché nessuno, o pochi, si prendono il rischio di fissare prezzi per il futuro. Si vede molto bene dalla liquidità dei mercati futuri: ce n’è poca perché pochi prendono posizione a causa delle variabili, che sono talmente tante che oggi è difficile dire quale sarà il prezzo a giugno“. Altro che mercato che funziona bene, come qualcuno insinua.
“Purtroppo il circo mediatico impasta le stesse parole d’ordine che servono un po’ a nascondere l’origine di tutto, perché nei fatti, tutto questo movimento che c’è stato intorno ai prezzi è legato a scelte prettamente politiche. Da lì discendono conseguenze materiali molto pesanti per la vita delle persone. Ne stiamo vedendo gli effetti ormai da più di un anno“.
Colpa, secondo Guido Crosetto, anche della BCE e dell’inflazione che fa tutto fuorché calare, come aveva rassicurato la Lagarde: “Il deficit democratico dell’Unione Europea è evidentissimo“. dice Giraldo, “Tutte queste scelte vengono fatte senza alcun controllo democratico. Se parliamo della Banca Centrale è vero che hanno questo mito dell’indipendenza, ma se guardiamo la realtà, non si tratta di prendere ordini da qualcuno. Si tratta di agire in un certo modo, quindi secondo un certo orientamento politico. Quello della BCE è l’orientamento classico della cultura economica tedesca, cioè un adeguamento costante del livello dei prezzi è l’unico ambito in cui la banca deve agire: questo significa avere sempre una politica deflazionista, mantenendo domanda interna bassa, quindi salari bassi. Dietro un prezzo basso c’è un salario basso, quindi se non capiamo e correggiamo questo, saremo sempre in una condizione di dipendenza dagli umori di qualcuno che non risponde democraticamente a nessuno“.
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