L’incombente sciopero dei benzinai, che dalle 19 del 24 gennaio fino al 26 gennaio blocca i distributori di tutto il Paese, spacca l’Italia in due, come ai tempi dei Guelfi contro i Ghibellini. Da una parte, gli amanti delle auto tradizionali, che fanno del carburante il bene essenziale per spostarsi, sia questo per lavoro o per passare il tempo libero. Dall’altra, chi ha puntato sull’elettrico e, dunque, non sarà influenzato dallo sciopero della categoria, in quanto dipende dalle molte colonnine su strada per l’approvvigionamento energetico del suo veicolo. Uno scontro, questo, che ancora una volta contrappone categorie sociali, nonostante i problemi siano spesso condivisi.
“Se non ci scanniamo ogni giorno sembra che la gente non è contenta“, commenta Fabio Duranti. “Io ho un’auto elettrica, quindi non verrò colpito, ma avere un’auto di questo tipo non è una scelta snobista. Spesso è una scelta di comodità, o di convenienza. Si tratta di una scelta utile, non di una battaglia. Se una persona per esempio è onnivora potrebbe comprare una griglia, mentre chi è vegano potrebbe invece investire su una vaporiera“.
“Sono contrapposizione che servono a far perdere di vista il quadro generale“, aggiunge Francesco Borgonovo. “Diventa sempre una questione morale, invece che una libera scelta. Dietro si muovono interessi, anche nazionali. La morale, in politica, non conta nulla. Prendiamo la politica internazionale: bisogna fare scelte corrette per tutelare i propri cittadini. A volte si fanno scelte, anche difficili, per poi far avere salari più alti, elettricità meno cara, carburante più economico e via dicendo. La contrapposizione tra auto elettrica e a benzina non esiste: se per esempio avessimo, come Paese, investito sulle rinnovabili prima, oggi potremmo dire che abbiamo meno dipendenza dalla Russia. Oggi, però, non è così, non abbiamo investito nemmeno nei fossili, per questo siamo in una situazione come quella attuale che fa schizzare in alto i prezzi dei carburanti. E i rincari, siano essi per elettricità o carburante, ci sono per tutti. Colpa di decenni di assenza di scelte strategiche o di esserci molto appoggiati sulla Russia“.
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