Quando Nietzsche parla di “morte di Dio” non apre la strada all’ateismo, come molti vorrebbero intendere. Il tema della morte di Dio è ben più ampio e sottile, e sottintende un protagonista fondamentale nella scomparsa della divinità: l’uomo.
L’uomo ha dimenticato la divinità nella misura in cui ha dimenticato di essere altro oltre il consumo, di essere bios oltre che zoon, di essere anima oltre che spirito.
Ecco perché si arroga il diritto di far quadrare i bilanci in barba alla qualità della vita degli altri, di parlare di austerità senza considerare i morti che questa ha causato, di cancellare le opinioni altrui con censure morbide o meno.
“Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Per Alessandro Meluzzi “ci si è dimenticati della seconda parte: dare a Dio quello che è di Dio. Il problema vero è che si sono persi i confini tra quello che è di Cesare e quello che è di Dio. Questo è il punto nodale“.
“La prima operazione degli stampatori di monete, diversamente dai romani che facevano sesterzi in bronzo o in oro, è stata quella di cancellare Dio“. Chiosa Meluzzi che, “siamo in questa situazione disperata e disperante perché abbiamo perso di vista la presenza di Dio nella storia“.
L’intervento a ‘Un Giorno Speciale’.
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