Le elezioni politiche del 25 settembre, insieme alla torrida campagna elettorale che le precede, rimettono al centro del dibattito uno degli annosi problemi italiani: i brogli. Un problema antico, che già imperversava ai tempi del Risorgimento, quando il procedimento dei plebisciti venne aspramente criticato per l’assenza di tutele sulla segretezza del voto per il clima di minacce e ricatti in cui spesso si svolgevano, come viene raccontato da Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne ‘Il Gattopardo’.
Nonostante siano passati quasi duecento anni, i tempi non sono poi così cambiati. Il Prof. Enrico Michetti: “Molto spesso le elezioni non si decidono in ragione della volontà dei cittadini perché la macchina dei brogli agisce sempre a pieno ritmo e talvolta sconvolge il risultato elettorale: andate a vedere quanti ricorsi vengono fatti, quanti Sindaci vengono rimessi in campo perché le elezioni avevano detto una cosa diversa andando ad aprirle le buste, e quante operazioni vengono invece fatte sulle schede quando si chiudono le porte. Questa è una cosa ignobile che potrebbe essere superata dall’innovazione tecnologica. Ormai ci sono dei soggetti che sono esperti di brogli, che vengono assoldati dai partiti soltanto a questo scopo”.
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