Si discute molto in questi giorni in termini particolarmente animati sulla notizia relativa alla Russia che starebbe facendo ingerenze sulle elezioni italiani. La notizia riguarda in particolare Medvedev, il quale avrebbe fatto un intervento a gamba tesa nella campagna elettorale italiana di fatto condizionando il voto degli italiani. Così leggo sul Fatto Quotidiano: “Russia, Medvedev agli europei: ‘Alle urne punite i vostri politici o l’inverno sarà freddo’.
Medvedev non è persona secondaria ma parliamo di colui che è presidente del Consiglio sicurezza nazionale russo. A questo sono arrivate le livorose proteste di tutti i principali politici italiani che hanno lamentato questa interferenza russa nella politica italiana. Un caso tra i tanti è stato quello di Luigi Di Maio che NE ha parlato dall’alto della sua cultura politica.
In primis è curioso constatare che quelli che ora vanno berciando contro le c.d. ingerenze della Russia siano gli stessi che elogiano con timbro palesemente servile le ingerenze costanti della civiltà dell’hamburger. Ingerenze che dal 45’ad oggi rendono l’Italia un paese a sovranità limitata, una colonia di Washington a tal punto che parlare di ingerenze è una formula eufemistica rispetto ad un condizionamento che sembra quello del padrone rispetto al servo.
Perché dunque coloro che si lamentano ora delle presunte ingerenze russe tacciono rispetto alle continue ingerenze di Washington rispetto a Roma e molto più spesso le celebrano apertamente. Quale criterio logico viene utilizzato? Si condanna ciò che in altri contesti si elogia, un atteggiamento da anima bella quelle di chi condanna le ingerenze della Russia fingendo di non sapere che l’Europa e l’Italia sono colonie di Washington e di più svolgono la parte del vaso di terracotta in mezzo a vasi di ferro.
L’obiettivo per tutti deve essere quello di un’Italia sovrana indipendente da ogni ingerenze, soprattutto da quelle americane che rendono l’Italia un paese a sovranità limitata. Basterebbe questo per battersi per una Italia libera e democratica, “di dolore ostello” per dirla con la parola d Dante.
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