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Becchi a valanga su M5S ▷ “I primi che si opporranno alla guerra avranno il sostegno degli italiani”

Continua lo stillicidio del Movimento 5 Stelle. Di ieri sera è la notizia che, con l’addio di Di Maio e dei parlamentari che hanno deciso di seguirlo nel gruppo Insieme per il futuro. Il Movimento 5 stelle ha perso 50 deputati e passa da 72 a 61 senatori.

Più di 60 persone, quindi, seguono Di Maio e Giuseppe Conte assicura che, almeno per ora, non cambierà nulla: né il suo ruolo di leader, né il sostegno dei pentastellati al Governo.
La scissione nei Cinque Stelle, quindi, da minaccia per la tenuta del Governo sembra essersi trasformata in elemento per la sua stabilità. Il Movimento, indebolito, dà il sostegno indiscusso all’esecutivo e accantona al momento i toni battaglieri e rivendicativi degli ultimi tempi. 

Ci si inizia a chiedere quale sia il futuro di Conte e del M5S, ora che Di Maio si è portato via l’ala Draghiana del Movimento. Il partito potrebbe passare all’opposizione e in questo modo riportare larghi consensi e riconquistare la fiducia dei suoi ex elettori?

Come dice il filosofo Paolo Becchi: “L’unico modo che ha è pensare all’uscita del Movimento 5 Stelle dal Governo. Il Governo non cade, ma te lo immagini un movimento che va all’opposizione in un paese in cui non c’è opposizione? Se Conte uscisse fuori con una linea diversa, l’opposizione diventerebbe lui e allora sì che alle prossime elezioni si presenta e può sicuramente avere dei numeri”

L’intervento di Paolo Becchi a Lavori in Corso.

“Quello che è successo era nella natura delle cose. Non esiste più da tempo il Movimento 5 Stelle, c’erano semplicemente due forze che si contendevamo quello che rimaneva del Movimento 5 Stelle, una pro draghi e una contro Draghi e queste due forze alla fine si sono separate. L’unico legame che restava con il passato era proprio questo discorso della soglia del doppio mandato.

Di Maio un posto lo troverà, quella di rimanere in politica è la sua aspirazione. Io ci vedo un’affinità con quello che successe nel 2013 con Alfano, di lui politicamente non ne parliamo più. Per quanto i giornali lo caricheranno molto, quando si andrà a votare gli italiani difficilmente sono disposti ad eleggere ad approvare e votare un traditore. Sta facendo delle cose che sono l’opposto di quelle dichiarate. Magari lui ci proverà, ma non credo che avrà un futuro in politica.

Il reddito di cittadinanza è l’unico strumento che potrebbe ancora servire a Conte per cercare di rilanciare il movimento e uscire con qualche risultato dalle prossime elezioni politiche. Al sud il reddito di cittadinanza è fondamentale. Se c’è un argomento che può rilanciare il Movimento 5 Stelle, quello che è rimasto, sarebbe proprio quello.

La cosa che a me sorprende è: da una parte Di Maio ha fatto la sua scelta con grande tempismo (una scelta preparata da tempo) e soprattutto nessuno si aspettava, ho parlato con diverse persone, che potesse contare su quasi 60 persone e se ne stanno aggiungendo.

La cosa incredibile è l’atteggiamento di Conte che è felice, che questa è una vittoria. Come si fa a dire che questa è una vittoria? Io francamente non capisco.

Quello di Conte è un machiavellismo sbagliato, lui adesso “si è liberato della zavorra” ma si aspetta ancora che questi continueranno ad uscire e alla fine lui resterà con un pugno di mosche. Questa diaspora non farà altro che aumentare e luì alle fine resterà, sostanzialmente, da solo.

L’unico modo che ha è pensare all’uscita del Movimento 5 Stelle dal Governo. Il Governo non cade, ma te lo immagini un movimento che va all’opposizione in un paese in cui non c’è opposizione? Se Conte uscisse fuori con una linea diversa, l’opposizione diventerebbe lui e allora sì che alle prossime elezioni si presenta e può avere dei numeri

Secondo me sta sbagliando completamente strategia, questo è il momento di agire. Tutti hanno capito che lui se n’è andato per la questione dei due mandati nonché la Russia non centra assolutamente. Si è voluto salvare la poltrona, è talmente trasparente che non c’è neanche bisogno di parlarne.


Il problema è che questa guerra gli italiani non la vogliono e in Parlamento non c’è nessuno che lo dica. La prima forza politica che lo dirà, quella avrà il sostegno degli italiani”

Lavori in Corso

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