Una “logica” medievale, circa il rapporto tra media e protagonisti del calcio: in un pugno di minuti il presidente del Cagliari Giulini, arrivato davanti alle telecamere di SKY, ha portato in scena un punto di vista dirigenziale che credevamo o speravamo fosse morto e sepolto, ossia quello di chi pensa, alla prima contrarietà: – È tutta colpa dei giornalisti -.
Anche il termine usato nei confronti di Fabio Caressa, “infamata”, rispecchia un linguaggio e un modo di pensare facilmente etichettabili, a maggior ragione se espressi in diretta televisiva.
Se poi volessimo spendere qualche minuto per analizzare le colpe che hanno portato alla retrocessione del Cagliari, che non addolora sportivamente solo la Sardegna, basterebbe riflettere sulle decisioni circa il mercato e la guida tecnica, per capire perché ci si riduca all’ultima giornata a non vincere una partita con il Venezia retrocesso.
Ma al di là dei risultati, ripetiamo, è inammissibile il modo di pensare esibito, che non può avere alcuna scusante, nemmeno la delusione a caldo per la mancata salvezza. Giulini ieri ha evidenziato modi di pensare e di comportarsi che lo avrebbero retrocesso pure se gli attaccanti del Cagliari avessero fatto gol.
Paolo Marcacci
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