Da una ricerca condotta da 38 liberi professionisti italiani della mia rete, prevalentemente dottori commercialisti e tributaristi, risultava l’anno scorso una media e una mediana del prelievo prossima al 51% per i loro clienti. Significa che statisticamente sui clienti degli studi che hanno partecipato all’indagine, oltre la metà del reddito prodotto in Italia non risulta spendibile per l’imprenditore. Naturalmente, i più scettici su tali dati potrebbero argomentare che si tratti di dati episodici, o casuali, o riferiti a una precisa e sfortunata area geografica. Oppure a un settore particolarmente sfortunato. Al contrario, la ricerca è stata effettuata su studi professionali operanti in tutte le regioni italiane, in diversi sistemi e settori produttivi, su differenti comparti economici. Si tratta come pare evidente del sistema della micro-impresa italiana, cioè delle imprese più piccole e più deboli.
Paradossalmente i micro-imprenditori sono quelli che tengono in piedi tutta una piramide rovesciata nella quale sopra c’è tutta la burocrazia. E sopra ancora il mondo politico italiano. Cioè, tutta la struttura della macchina pubblica si regge fondamentalmente su questi disgraziati, i micro-imprenditori, che pagano più degli altri, che andranno in pensione con una pensione più bassa degli altri. E queste cose non le sto inventando io, derivano da una ricerca condotta da 38 commercialisti e tributaristi.
La morale di questa favola è che noi abbiamo un trattamento asimmetrico, anche sotto il profilo fiscale. E purtroppo i piccoli imprenditori e i liberi professionisti sono in questo momento quelli più tartassati. Purtroppo questo momento dura ormai da troppi anni.
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