Merita indubbiamente considerazione, anche riflessione critica, la tanto discussa e tanto discutibile partecipazione di Papa Bergoglio alla trasmissione Che tempo che fa condotta sulla Rai da Fabio Fazio. Papa Bergoglio ha ancora una volta in maniera non particolarmente originale va detto parlato disinvoltamente di questioni molto diverse tra loro: dall’immigrazione alla gestione del mondo immanente.
Il Pontefice del resto ci ha abituato in questi anni, egli si trova particolarmente a suo agio nel parlare in maniera disinvolta di ambiente e immigrazione, di cosmopolitismo e di vaccini.
La sola cosa di cui curiosamente non vi sia traccia nei sermoni di Bergoglio e anche l’altra sera in tv lo si è constatato è di Dio e del sacro, dell’eterno e della trascendenza. Ciò è parte integrante dell’eclissi del cristianesimo. Si tratta di un’eclissi che procede da molto tempo e che trova nella Chiesa di Roma il proprio epicentro, non certo il proprio principale ostacolo.
Ma cosa accade allorché l’ateismo dell’indifferenza e la perdita del sacro saturano la Chiesa di Roma e occupano financo i modi e le parole del suo massimo esponente? Che cosa resta della Chiesa? Possiamo dirlo senza tema di smentita: il Pontificato di Bergoglio si caratterizza sul piano strettamente teologico per un’ecclesiasticità banale.
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