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Attualità

L’ultima fatica (tutta italiana) sulla plastica monouso: vi spiego l’importanza delle plastic tax

L’Italia fa fatica a recepire la direttiva europea sulla plastica monouso. Allo stesso modo fa una grandissima fatica a recepire tasse sulla plastica. Anzi, addirittura alcuni spiriti creativi legati a ‘Italia Viva‘ hanno parlato della tassa sulla plastica come una tassa ingiusta.
Se noi cominciano a considerare tutte le tasse ambientali come ingiuste, allora non è che faremo molta strada, perché mi pare che da soli non riusciamo a uscire fuori per esempio dal vortice delle plastiche che abbiamo messo in giro, oppure dalla intensa predominanza dei combustibili fossili.

Quindi ci vorrebbero, sì, le carbon tax, o le plastic tax, così i consumatori potrebbero rivolgersi a fonti di energia e materiali che non sono così tassati. Questo semplicemente significa invitare a un consumo più responsabile.
Ma si cerca di non capirlo, pensando che invece siano queste attività produttive. Il problema è proprio questo: non devono esistere più attività produttive che danneggiano il pianeta, altrimenti non ci sarà più produzione. Proprio questo non si riesce a comprendere.

Non esiste un sistema economico su una biosfera che non è sana, su materiali che sono finiti, su risorse che sono state erose e su una biodiversità che viene impoverita. Questo non può essere, eppure noi sapiens continuiamo a convincercene.
E in Italia le cose funzionano forse anche peggio che altrove: siamo stati gli ultimi a recepire la direttiva europea sui sacchetti di plastica biodegradabili per la spesa. Questo perché abbiamo una classe imprenditoriale sostanzialmente coniglia, che si nasconde dietro un dito, che ha paura a investire in ricerca e innovazione, che vuole lucrare il massimo profitto con quello che ha, anche se quello che ha danneggia fortemente l’ambiente.

Forse sarebbe il caso di darsi una sbrigata, invece, a prendere un’altra via. Ma imprenditori coraggiosi in questo paese, che investano su nuove fonti di energia, su nuovi materiali e su un aspetto culturale più che tecnologico, davvero non ci sono?
E’ possibile che siamo sempre gli ultimi da questo punto di vista, che non riusciamo mai a precedere gli altri?
Non riusciamo a capire che, per quello che riguarda i problemi ambientali, è molto meglio cercare di risolverli adesso ragionando, invece che subirli un domani per trauma?
Non c’è niente da fare.

GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi

Mario Tozzi

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