Siamo ormai esattamente a un anno dal cominciamento della pandemia, o secondo altri epidemia, legata al covid. A un anno di distanza proviamo a svolgere alcune considerazioni riepilogative.
Come da copione l’emergenza si è già mutata in nuova normalità, o più precisamente in nuova razionalità politica che giustifica l’ingiustificabile, che rende ammissibile e inevitabile ciò che è intollerabile.
La pandemia ha da subito assunto i contorni di una pandemia dello yo-yo o del rocchetto, con alternanza incessante di fase 1 e fase 2. E noi a un anno di distanza ci troviamo esattamente al punto di partenza, proprio come sta accadendo in queste ore.
È passato ormai un anno da quando siamo in balia di questo infausto dispositivo repressivo, di questo dispotismo tecnico sanitario. Con tutte le nuove varianti del virus dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che questa sarà una pandemia infinita. Una pandemia infinita che dunque richiederà misure emergenziali infinite. Il fatto che proprio ieri siano stati annunciate nuove misure stringenti e di più il passaggio di larga parte dell’Italia dal giallo all’arancione è la prova di quanto vado sostenendo da tempo, da quasi un anno.
Un poco alla volta ci abitueranno a vivere in questa, che già considerano la “nuova normalità”. Un poco alla volta distruggeranno senza pietà i ceti medi, a colpi di lockdown assassini. Un poco alla volta ci imporranno la società del distanziamento sociale come nuova forma di relazione insocievolmente socievole.
La cosa più grave però, a un anno di distanza, è che i più accettino questo abominio in silenzio.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro
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