Continua l’opera di beatificazione di Mario Draghi. L’ex uomo di Goldman Sachs, l’uomo del panfilo Britannia, l’uomo del teorema delle cessioni di sovranità alle istituzioni strutturalmente non democratiche dell’Europa, è in questi giorni oggetto di una vera e propria celebrazione.
Mario Draghi viene presentato con i tratti della divinità in terra, del martire, del santo sceso tra noi per redimere un’Italia dannata, alla deriva, ormai prossima al declino. Questa è la narrativa egemonica, ribadita con insistenza quotidiana.
Abbiamo sentito in questi giorni un prisma di narrazioni, tra il grottesco e il terrifico, che forse un giorno potremo rileggere divertiti.
Abbiamo assistito a taluni che definivano impunemente Mario Draghi come “un fuoriclasse che non può stare in panchina”, altri che lo celebravano come un “uomo umile, modesto, che ha una famiglia meravigliosa intorno a sé”.
Ma, il non plus ultra della narrazione tra il grottesco e il tragico si è raggiunta con la definizione che ne ha prospettato De Luca, governatore della Regione Campania, il quale ha definito Mario Draghi come “Gesù Cristo, un uomo votato al martirio, credo dovrà fare un percorso di guerra”.
Addirittura Mario Draghi come il nuovo Cristo. Mi pare emblematica niente affatto secondaria questa definizione, che è rivelativa dello spirito dei tempi, in cui l’economia ha soppiantato la religione. Abbiamo quindi il nostro salvatore…
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