Il tanto atteso Dpcm Natale è stato finalmente reso pubblico. L’annuncio ieri sera in conferenza stampa, con il consueto discorso del Premier Giuseppe Conte che, oltre a riassumere i punti principali del Decreto, ha risposto alle domande dei giornalisti presenti.
Nessuna novità rispetto alle indicazioni che già circolavano con la bozza del documento nei giorni precedenti: miglioramento della curva dei contagi, ma stretta nel periodo compreso tra 20 dicembre e 6 gennaio per cercare di evitare una possibile risalita nei mesi immediatamente successivi.
Contenuti a parte, a destare l’indignazione di una parte dell’opinione pubblica sono state proprio le modalità di comunicazione adottate dal Presidente del Consiglio. Lo ha fatto notare in diretta a ‘Un giorno speciale’ il giornalista e retroscenista politico Marco Antonellis che ha sottolineato come, anche in questa occasione, non sia stato dato spazio per fare domande a giornalisti di sensibilità politica differente rispetto alla linea governativa.
I dettagli in questa intervista di Francesco Vergovich.
“A livello di contenuti era quello che ci aspettavamo, non ci sono state novità. Così come non ci sono state grosse novità sulle modalità di comunicazione. Qui però vanno fatte delle sottolineature. Le prime volte era pure accettabile utilizzare il canale pubblico per parlare in questa maniera, però ormai sta diventando un giochetto abbastanza stucchevole.
Sempre gli stessi orari, sempre le stesse modalità di comunicazione, quindi da un lato del tavolo il Premier e dall’altro lato il popolo che può solo ascoltare perché ovviamente non può fare domande, e quello che è più grave che da parte dei colleghi presenti non si sentono mai domande scomode. Diventa sempre più una pantomima ben orchestrata.
Bisognerebbe invitare anche giornalisti di testate che non sono sempre e comunque d’accordo con quello che dice il Premier. È il Premier di tutti gli italiani quindi bisognerebbe, se proprio vuoi fare una conferenza stampa in prima serata, a favore dei telegiornali, negli orari di massimo ascolto, quantomeno invita giornali e giornalisti di diverse tendenze e di diverse sensibilità politiche. Sei il Premier di tutti gli italiani, non solo di una parte.
Bisognerebbe prevedere un format di questo tipo, altrimenti diventa una messa cantata che alla fine stancherà anche i cittadini stessi non mettendo mai nuovi elementi ma facendo sempre la stessa recita.
C’erano le solite testate: qualche agenzia, canale Rai… Parlano sempre loro fondamentalmente. Con domande tutte abbastanza prevedibili, fermo restando che è molto probabile che le domande vengano concordate prima. Diventa una cosa stucchevole e sempre meno informativa per i cittadini che magari vorrebbero chiedere altre cose. Giornalisti di sensibilità diverse potrebbero aiutare anche lo stesso Premier a spiegarsi”.
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