Nostalgia anni ’80. Divertimento assicurato con un tridente d’eccezione: Banfi, Graziani e Pruzzo. Una puntata piena di ricordi e risate, tra calcio e cinema, quella andata in scena oggi di ‘Food Sport’.
“Sto bene. Ogni settimana sempre meglio, stiamo recuperando alla grande. Adesso il mio incidente è solo un brutto ricordo. Sono passati ormai quasi 70 giorni e il peggio è passato. Sono caduto da una scala. La mia testardaggine mi ha portato a fare un errore per il quale dovrei prendermi a schiaffi da qui alla fine dei miei giorni. Uno pensa che, se anche sta bene fisicamente, puoi andare dove ti pare. Invece sai che oltre certe altezze se non ci vai con una sicurezza massima, basta un capogiro o scivolare, e succede qualcosa di brutto. Poi sono stato anche sfortunato perché si sono rotti i perni d’acciaio che reggono la scala. Sono caduto da un’altezza di 6 metri e qualcosa. Devo ringraziare il Signore che mi ha aiutato a rimanere su questo mondo”.
“Con Roberto Pruzzo abbiamo condiviso l’esperienza a Teramo. Io in quel periodo facevo il Direttore Sportivo lì e l’avevo scelto per portarlo come allenatore per provare a vincere qualcosa. Siamo arrivati fino ai play off, poi abbiamo incontrato squadre più forti di noi e siamo stati eliminati. Ma Roberto aveva fatto un campionato straordinario. Poi non so perché non abbia continuato ad insistere su quella professione. Io l’ho sempre rimproverato a lui, perché era bravo come tecnico”.
“E’ bello rivedere le scene. Lino è stato sempre carino e gentile nel chiederci quella partecipazione. Siamo sempre stati felici di stare insieme a lui, anche se per pochi minuti. Chi non vuole bene a Lino? La cosa bella, quando abbiamo girato le scene, è che era sempre ‘buona la prima’. Noi pensavamo: ‘Adesso ci fanno ripetere le scene 60 volte’. Invece ricordo che, nelle sequenze che abbiamo fatto, era sempre buona la prima”.
“Girare il film è stata una emozione. Io sono innamorato degli attori e dell’ambiente del cinema. Perché è una famiglia. Sono molto uniti e ognuno ha il suo ruolo. Io mi sono trovato benissimo. Chissà magari qualcuno mi chiama per fare qualche altra parte”.
“E’ bello gestire l’orecchietteria, un punto d’appoggio per i miei figli, con la gente che viene e ama mangiare bene pugliese. Ogni giorno arriva il camioncino da giù con le mozzarelle, le burrate e le orecchiette. Adesso che avevamo ampliato il locale, arieggiato tutto, con i tavoli da quattro e le distanze, hanno imposto la chiusura alle 18”.
“In questo particolare periodo ho scritto un libro chiamato ‘Siamo tutti allenatori nel pallone’. Oggi ognuno si sente allenatore. La cosa bella è che questo libro, scritto insieme al giornalista sportivo Marco Ercole, è divertente. E’ divertente in un momento così triste dovuto alla pandemia. Magari è carino regalarlo a Natale agli amici”.
“L’allenatore nel pallone visto oggi sembra un film di un anno fa. Aristoteles, di vero mestiere, fa l’assicuratore. Fu scelto dal regista Sergio Martino perché si trovava per caso in Italia. Lo videro giocare in una partita di beneficenza. Era un dilettante ma aveva il fisico giusto per fare il brasiliano. Dopo tanti anni lo rincontrai quando giravo il film ‘Pappa e ciccia’ in Svizzera. Ad un certo punto venne e disse: ‘Non mi conosci?’. Mi disse che era lui e faceva appunto l’assicuratore”.
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