Avremmo voluto fare i complimenti al delizioso gol di Verre contro la Fiorentina; avremmo voluto anche magnificare la quaterna del sommo Robert Lewandovsky contro l’Herta Berlino. Lo facciamo, ma soltanto come aperitivo. Perché la scena se la prende, ancora una volta da par suo, Marcelo Bielsa. Guardiola alla vigilia della sfida tra il Manchester City e il Leeds aveva riservato al Loco parole che più encomiastiche non si potrebbe. Secondo la banalità delle interpretazioni, come secondo quella dei titoli, Bielsa sarebbe stato invece irriguardoso, quando ha detto che Guardiola ha “involontariamente fatto danni al calcio”. In pochi hanno capito che Bielsa ha riconosciuto a Guardiola di aver plasmato un’idea di calcio (spesso vincente) nei confronti della quale ogni avversario è stato costretto a rapportarsi in modo tale da stravolgere la propria organizzazione, innanzitutto difensiva. Non ci sorprende, allora, che una serie di esegeti ordinari non abbiano compreso l’ennesimo colpo di teatro di un Maestro, uno dei pochi con la maiuscola.
La solitudine del pallone, inoperoso e ignorato sul terreno dell’Allianz Stadium a Torino. Soprattutto, solo: metafora di un tradimento consumato tra le risate mascherate di Bonucci, Pirlo, Buffon e degli altri presenti. Forse meno colpevoli degli assenti, ma non è questo il punto. Perché tra una Juventus ligia all’apparato sportivo e un Napoli improvvisamente ossequioso verso quello sanitario, lo scollamento dato dal vuoto pneumatico della politica ha completato l’opera, mandando in scena una delle peggiori, ma più veritiere, espressioni del sistema Italia.
Paolo Marcacci
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