“Plasma e clorochina, primi risultati non incoraggianti“, si legge sulle prime pagine in questi giorni: la funzionalità della plasmaterapia rischia di diventare un dibattito che, proprio in quanto tale, è quanto di meno scientifico si possa trovare nei media.
La responsabilità dei cosiddetti professionisti dell’informazione è però sentire tutte le campane, e se in questione ci sono pareri scientifici discordanti è dunque bene andare in fondo alla questione, onde evitare notizie prezzolate o prese di posizione dettate più dal principio che dal buonsenso.
Perciò il nostro direttore Ilario Di Giovambattista ha intercettato il dottor Giuseppe Di Bella, che ai nostri microfoni ha inquadrato la questione coronavirus: un’infezione che, a sua detta, risponderebbe molto meglio al plasma tanto denigrato e smentito dal momento della sua sperimentazione ad opera del Dottor De Donno, il quale in proposito ha anche parlato in Senato in seguito alla richiesta di un deputato di Forza Italia.
Proprio in quanto inamovibile, il concetto scientifico resta lo stesso per cui la plasmaterapia dovrebbe, secondo i principi di base della microbiologia, essere perfettamente funzionante. Ecco la spiegazione del Dottor Giuseppe Di Bella.
“Covid? Probabilmente se n’è parlato troppo, probabilmente si è fatto anche un certo terrorismo: si è usciti dal contesto reale, sia della pericolosità che della contagiosità.
Dato di fatto sono i molti decessi, come dato di fatto è l’alta contagiosità, ma probabilmente hanno un po’ esagerato.
Ci sono diversi studi in corso, parecchi colleghi hanno fatto delle esperienze e di queste bisogna utilizzare le esperienze che secondo criteri logici rispondono a quelli che sono i questi base della medicina, avere il miglior effetto con la minore tossicità e in condizioni come questa, con la massima rapidità e disponibilità”.
“Secondo questo concetto non possiamo aspettare anni per fare un vaccino attendibile e non tossico, occorrono minimo tre anni.
Tanti pazienti curati a casa sono guariti con la clorochina e la citolisina, utilizzate con successo dai medici di base, inclusa la claritromicina: hanno tutte dato risultati buoni.
Questo ridimensiona molto la paura, il panico, l’angoscia, perché rende possibile la cura a casa.
Altro aspetto: il siero iperimmune è matematicamente utile, non è un problema di opinione o di convinzioni, non è un fatto personale, è un dato di fatto scientifico.
Il dato di fatto che un anticorpo verso un germe debba avere per forza di cose un’efficacia fa parte degli elementi basilari della biochimica, della fisiologia e della biologia molecolare. E non potrebbe essere diversamente”.
“In assenza di tossicità le varie riserve che hanno avanzato non hanno senso: come si sterilizza il sangue, come ci sono i mezzi per rendere un siero sicuro e sterile, una ragione in più per un siero iperimmune che ha dato risultati non solo utili, ma con estrema rapidità e in assenza di tossicità.
Andare a dire che bisogna fare gli studi randomizzati ecc… vuol dire uscire al di fuori dalla realtà: abbiamo un mezzo sicuro, immediato, non tossico per cui non bisogna temporeggiare e bisogna usarlo subito.
Una volta che noi possiamo disporre di una banca di questo siero iperimmune che viene prodotto in molto meno tempo del vaccino a causa della sua messa in sicurezza e detossificazione, e grazie ai progressi della biologia molecolare col DNA ricombinante queste sieroproteine possono essere costruite in laboratorio: sono sicure e possono essere date bypassando la difficoltà più grande di un vaccino per coronavirus.
Vale a dire: l’influenza è un coronavirus, ma non danno immunità permanente.
Si rischia quindi di spendere capitali immensi per un vaccino che alla prima mutazione del virus non vale più“.
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