Sono molte le accuse che in questi giorni vengono rivolte all’Unione Europea, colpevole di non stare dando quell’aiuto che sarebbe necessario in questo momento. Tante riunioni per stabilire il piano di azione e tanti gli strumenti messi sul tavolo di discussione: il MES nella sua versione agevolata, la cassa di integrazione europea “Sure” e un ampio intervento della Banca europea degli investimenti.
Ci si chiede però se non stia trascorrendo troppo tempo per avere un contributo da parte delle istituzioni europee, se non ci sia una carenza di solidarietà tra i paesi appartenenti alla zona euro.
Per commentare il piano di aiuti economici provenienti dall’Europa Luigia Luciani, Stefano Molinari e Antonello Angelini hanno ospitato la voce di un economista di fama mondiale, il professore Luigi Zingales.
Ecco l’intervista a Luigi Zingales durante Lavori in Corso.
“La Germania sta facendo molto bene per se stessa. In Europa ogni stato va per conto suo. Noi in Italia abbiamo introdotte misure limitate, anche dovute alla nostra limitata capacità fiscale.
Alcune delle risorse europee vanno a migliorare la situazione futura, ma altre sono redistribuite per motivi di assicurazione. Gli stati nazionali forniscono una forma di assicurazione. L’Europa non funziona così.
C’è un cataclisma in Italia e l’Europa non dà soldi all’Italia. Non stiamo parlando di risorse per investimenti, stiamo parlando di aiuti che vanno dati. Questo è il primo problema che ha l’Europa oggi.
Cercare di risolvere questo problema solo attraverso ingegneria finanziaria secondo me è pericoloso. E’ un problema essenziale del meccanismo europeo che è stato fatto senza una forma di condivisione e assicurazione del rischio.
E non si può andare avanti con un’Istituzione che da un lato impedisce agli stati nazionali di assicurarsi attraverso un aumento dell’indebitamento e dall’altro non c’è un meccanismo di solidarietà a livello federale“.
“L’unica organizzazione che possiede i dati dell’economia reale è l’Inps. Quindi il sistema più semplice dovrebbe prevedere prestiti uguali ai monte salari per tutte le piccole imprese. E questi prestiti se vengono utilizzati per pagare i salari in una situazione di non produzione vengono estinti.
Se invece i prestiti vengono utilizzati per altri motivi o l’azienda non ha una riduzione del fatturato rimane garantito attraverso i contributi che le imprese e gli individui hanno versato all’Inps”.
“Se questa cifra non è stratosferica tecnicamento lo si può fare. Il discorso è: conviene farlo? Quali sono i costi e i benefici? Diciamolo chiaramente: l’unica cosa che avrebbe quello di distruggere questo debito è di prendere a prestito i benefici del tuo signoraggio.
Cioè l’attivo della Banca Centrale Europea è il valore scontato di tutto il signoraggio che riceveranno in futuro. E il motivo per cui può operare con capitale negativo è che, siccome la liquidazione non è forzata tranne nel caso in cui finisca l’euro, la Bce può andare avanti fino a quando questo valore è superiore al valore degli altri”.
“Bisognerebbe fare una tassa sui vecchi ai vecchi per pagare i giovani. I vecchi hanno un grosso beneficio che non muoiono, mentre i giovani devono essere compensati perchè salvano il lavoro.
Sappiamo che la forma più semplice per farlo è un’imposta patrimoniale, perchè i vecchi tendono ad avere maggior quantità di ricchezza. L’idea di dire facciamo imposta patrimoniale per aiutare i giovani in questo momento ci può stare.
Questa pandemia sta colpendo tutti e sta riducendo le nostre risorse. Tutti dovremmo stare peggio di come stavamo prima. In questa situazione l’idea è di ridistribuire per cercare di ridurre gli squilibri. Se io oggi sono un pensionato, sto a casa, non mi prendo la malattia e non perdo una lira ho dei benefici relativi enormi”.
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