App, droni, tracciabilità: per qualcuno importanti risorse per far fronte all’aumento di contagi, per altri una pericolosa minaccia alla libertà individuale. Tra l’incudine e il martello si trovano i cittadini.
E’ amletica e quasi esistenziale infatti l’indecisione tra allinearsi al provvedimento annunciato dal governo di adottare l’app “Immuni” (che si è detto essere su base volontaria ma che presto diverrà requisito importante per uscire di casa), oppure rifiutare di scaricarla sul proprio cellulare per far valere alcuni dei diritti di libertà inalienabili.
Dalla parte dei secondi si schiera il filosofo e saggista Diego Fusaro, che si appella al rebus del rispetto di leggi ingiuste per motivare la sua decisione di opporsi ai nuovi congegni di tracciabilità.
Il rebus di Antigone di fronte al quale molte volte la storia ci ha messo di fronte, è la chiave di volta per interpretare il tutto secondo Fusaro; per il filosofo però c’è un modo in cui le persone saranno persuase ad adottare l’app e ad accettare il monitoraggio dei droni a svantaggio della propria libertà pur di preservare la salute. Lo ha spiegato a Francesco Vergovich e Fabio Duranti a ‘Un giorno speciale’.
“Una questione importante da sollevare è che la validità di una legge non esaurisce o non coincide con la sua giustezza. Possono esservi leggi valide ma nondimeno ingiuste, l’esempio è quelle delle leggi naziste e razziali, che erano sicuramente valide, ma altrettanto sicuramente non giuste: dopo quelle leggi è difficile usare l’obbedienza come virtù, dacché furono virtuosi quelli che trasgredirono a quelle pratiche barbare.
Con questo non voglio dire che ogni legge debba essere trasgredita, ma dire semplicemente che si esegua un ordine non è mai a mio giudizio una risposta degna.
A mio giudizio stanno usando l’emergenza come grande laboratorio, come esperimento sociale per vedere fino a che punto siamo disposti a rinunziare a cose a cui altrimenti mai avremmo rinunciato: libertà individuali, rapporti sociali e così via. Mi pare che stiamo andando in questa direzione sempre più palesemente.
Non credo sia una cosa italiana, ma mondiale: certo, l’Italia è uno degli avamposti di questo grande processo, ma non è l’unico. Si tratta di un processo di riplasmazione mondiale dei rapporti di forza a mio giudizio.
Sono due le categorie che dovrebbero intervenire con la loro cultura e la loro attività nell’emergenza, ma che invece mancano completamente in questa fase:
Ovviamente è un fatturato che viene tolto ai commercianti, agli artigiani e a tutte quelle categorie che stanno morendo.
Quella che la neolingua chiama “lockdown”, perché suona meglio di “arresti domiciliari” è una violenza sulla società e sugli individui perché è qualcosa di cui vanno a beneficiare solo le classi dominanti.
E’ chiaro che se sei un miliardario te ne stai sul tuo attico della tua villa con piscina, ma se sei un disperato te ne stai in una topaia senza nemmeno sapere di che sopravvivere: da questo punto di vista il diritto hegeliano del povero di rubare per mangiare diventa il diritto di chi si oppone a certe norme costrittive per poter campare.
Vedremo tanto più il risultato di questo esperimento sociale quando le persone cominceranno a utilizzare l’app. Dovremmo chiederci perché la mettano volontaria per poi farla diventare obbligatoria solo in seconda battuta, ci sono due motivi:
La cosa che mi diverte di più è vedere masse di schiavi inebetiti ed euforici per le loro catene. Questo è ciò che mi diletta in maniera tragica ovviamente, vedere persone che amano le proprie catene e ne vorrebbero di più, più braccialetti, più app e più droni.
Platonicamente si tratta degli schiavi nella caverna che amano le loro catene e riempiono di botte chi le rifiuta“.
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