Espulso dal Movimento 5 Stelle il 31 dicembre di un anno fa, Gregorio De Falco è ormai un esponente di spicco del Gruppo Misto del Parlamento.
A un anno quasi esatto dalla sua cacciata ecco che accade di nuovo: Gianluigi Paragone lascia il Movimento, o meglio, il Movimento lascia Paragone nello stesso modo (ma non per gli stessi motivi) con cui aveva fatto con De Falco, entrato tra i ‘dissidenti’ dopo l’astensione sul voto al decreto sicurezza.
A chi sono da imputare le cause? Glie lo abbiamo chiesto a ‘Lavori in Corso’.
“Ciò che accomuna le due espulsioni, la mia e di Paragone, è la metodologia, cioè l’assoluta mancanza di democrazia all’interno del Movimento.
Io cercai di evitare un danno astenendomi dal voto al decreto sicurezza sebbene non condividessi alcune cose, invece il collega Paragone si è apertamente schierato contro questo Governo, questa è la differenza sostanziale.
Gli altri gruppi parlamentari discutono prima e decidono dopo. Noi invece ricevevamo decisioni preconfezionate da altri e ora sta venendo fuori chi determinasse quelle decisioni all’epoca.
Il documento costitutivo vede come fondatori del Movimento Luigi Di Maio e Davide Casaleggio, il quale è in aperto conflitto d’interessi sotto molti aspetti con il ruolo e con lo scopo dei 5 Stelle. Il fatto che ad esempio Davide Casaleggio sia un consulente di Mobi: un soggetto che ha relazioni col Governo e che riceve 72 milioni di contributi pubblici“.
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