Ha fatto benissimo, si è comportato nel modo più idoneo. Se questo incipit vi sembra una provocazione, evitate di leggere il resto. Perché stavolta non si può che stare con lui, che apprezzare il gesto, ben oltre alla sola esternazione di solidarietà nei suoi confronti, che è meno del minimo sindacale in termini di civiltà.
Se, poi, c’è chi commenta il gesto chiamando in causa il suo carattere o i suoi eccessi, allora è coglione quasi quanto quei tifosi veronesi che hanno ululato nei confronti dell’attaccante bresciano. O senza il quasi: potete scegliere.
Il sesto titolo mondiale, in un week end iniziato in maniera quasi turistica, da crocierista di lusso. Deve cedere lo scettro di giornata a un Valtteri Bottas leonino, ma fino a che le gomme lo assistono fa in modo di prendersi anche la scena texana.
Era già entrato a far parte della cerchia dei più grandi piloti di ogni epoca; con l’andar del tempo dissemina il tracciato che lo porta alle sue corone d’alloro con esibizioni stratosferiche quanto a soglia prestazionale e senso strategico.
Nel finale di Aston Villa – Liverpool porta avanti e in rimonta i Reds con un gol di testa, quasi spalle alla porta, che è puro eros realizzativo.
Forza, tecnica e precisione messe al servizio della manovra offensiva, oltre che della scalata alla classifica dei cannonieri. Più asciutto, ora, ancora più dirompente. Con Lautaro compone una coppia che rasenta la perfezione, quanto ad assortimento di doti ed efficacia.
Dopo quattrocento (400) gran premi uno può fare come vuole. Lui ha scelto di tornare competitivo: quarto, in Malesia, in risalita e con una profusione di classe ed esperienza che gli consente di sfruttare tutto ciò che la Yamaha può dare.
All’Olimpico, venti minuti di possesso palla arrembante e conclusioni a ripetizione, nella seconda metà del primo tempo. Per quasi tutto il tempo restante, una manovra a tratti monocorde, subendo i piani tattici di Fonseca e senza la capacità di uscire più dal guscio. Aumenta un poco la pericolosità con gli ingressi di Lozano e Llorente. Troppo poco, per un gruppo che due mesi fa era considerato quello con maggiori possibilità di insidiare la Juventus.
Tutto da dimenticare, nel fine settimana texano: partenza incerta; cedimento strutturale per la sospensione di Vettel; strategia interlocutoria per Leclerc; usura delle gomme limitante nella seconda parte della gara.
Passo indietro.
Secondo il massimo dirigente dell’Hellas Verona al Bentegodi si fa ironia, non si ostenta il razzismo.
Diciamo allora che Balotelli è poco spiritoso.
Tristi, tanto tristi, noi che leggiamo certe dichiarazioni.
Dal Vesuvio alle romane puttane, passando per l’odio verso Milano o Firenze. Ovviamente senza tralasciare gli ululati.
Un senso di nausea spesso aumentato dalla cassa di risonanza dell’indifferenza.
Se esiste una cosa più idiota di certi insulti che scaturiscono da preconcetti idioti, è il tentativo di spiegare che “è solo rivalità” o “sono cori da stadio, servono a innervosire l’avversario”.
Paolo Marcacci
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