Con un’acqua alta eccezionale, a tratti drammatica, Venezia ripropone la sua più grande fragilità. Una fragilità aggravata dal cambiamento climatico che è in atto, che porta un innalzamento del livello del mare, a un peggioramento nella concentrazione delle precipitazioni e generalmente a eventi meteorologici più estremi.
Il problema dell’acqua alta è un problema che i veneziani prima affrontavano con piccoli interventi continui, come la pulizia dei canali e il sopraelevamento di alcune zone particolarmente fragili.
Poi, qualche hanno fa, si è pensato che la soluzione fosse una grande opera. Il Mose.
Queste paratie mobili, di una bruttezza inenarrabile, sono molto costose. Il progetto è stato creato, finanziato e costruito e non si sa nemmeno se funziona, perché non è mai stato usato. Sono stati spesi un sacco di soldi che potevano essere impegnati nella manutenzione ordinaria, nella cura e nell’attenzione per la città.
Le grandi opere non risolvono quasi mai i problemi, anzi spesso li amplificano.
Venezia ha bisogno di cacciare le grandi navi e di ricominciare a lavorare tenendo conto del rischio che soffre, un rischio che ci sarà sempre e a cui bisognerà prestare attenzione in maniera continuativa.
Non ci sono altre soluzioni.
E se il cambiamento climatico continua a quel punto bisognerà cercarne un’altra, ma non sembra che possa essere il Mose.
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