La proposta della Senatrice Liliana Segre continua a far discutere. C’è chi ritiene che la Commissione contro l’odio in rete sia necessaria e chi la vede come una forma di censura autorizzata. Ma come si colloca giuridicamente la mozione?
“E’ come se il popolo italiano sia un popolo marcatamente razzista. Perché dare i poteri speciali a una commissione che può saltare addirittura il lavoro dell’aula e deliberare tranquillamente a prescindere dall’organo sovrano in ragione del fatto che siamo diventati un popolo razzista? Non credo che sia questa la situazione nel nostro paese: che siamo un popolo di razzisti.
In tutto il palinsesto, tra 160 mila norme, non ce n’è una che debba essere modificata. Per cui non ha alcun senso una commissione deliberante che dovrebbe modificare ciò che non esiste. Dal punto di vista giuridico e tecnico non ha alcun senso. Avrà un senso di natura politica, probabilmente qualcuno ha interesse a ingenerare questa fandonia nel paese. C’è chi guadagna sull’odio, sul mantenere in piedi questo sistema che genera l’idea che l’italiano sia razzista.
L’unica norma che ha una parvenza discriminatoria è quella delle quote rosa, in cui si predilige per ragioni di sesso e non di merito la donna all’uomo”.
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