Cinquantacinque+anni+fa%2C+%26%238220%3BLa+guerra+di+Piero%26%238221%3B
radioradioit
/2019/08/cinquantacinque-anni-fa-la-guerra-di-piero/amp/
Cultura

Cinquantacinque anni fa, “La guerra di Piero”

Cinquantacinque anni, quelli che Piero non sarebbe mai arrivato ad avere. Tanti sono quelli trascorsi da quando un giovane studente della Genova bene, ma anarchico rispetto a tutti i cliché in mezzo ai quali era nato, riuscì a innestare sulle note di una ballata popolare una serie di endecasillabi, alternando le rime, o facendole baciare, cosa che Piero non sarebbe più riuscito a fare con la sua Ninetta. 

Si chiamava Fabrizio De André, lo studente, aveva una frangia castana sopra l’occhio con la palpebra già un poco abbassata. Scriveva e componeva per diletto, mai si sarebbe sognato di esibirsi in pubblico; di fatto per molto tempo non lo fece. 

Piero è invece, ancora oggi, il suo soldato immaginario, scomodo in ogni divisa del mondo, presàgo di un destino che tenta di prendere a calci, mentre i suoi scarponi affondano nella stessa neve che il vento gli sputa in faccia.

1964, mondo in subbuglio, le prime generazioni che non hanno visto la guerra ma ne temono, per paradosso, una già globale, annientante, annichilente. Anni di minacce nucleari incrociate, anche se Piero col suo fucile e il suo “passo di java” (una specie di melodia popolare dei primi decenni del Novecento) fa pensare molto di più a un fante della Prima Guerra mondiale, così come lo stesso identico umore del soldato nemico ha sempre richiamato alla memoria certi momenti di tregua da una trincea all’altra, per esempio in certe notti di Natale quando si sospendevano le ostilità, o in alcuni Ferragosto in cui tra linee nemiche vennero disputate partite di calcio. 

Sta di fatto che Piero non avrà mai gli anni della canzone perché non è mai invecchiato, non ne ha avuto il tempo: dev’essere per questo che ancora oggi gli studenti di quattordici anni scaricano la canzone tramite i loro smartphone, ne leggono i versi sulle antologie. Per un qualche miracolo, di quelli che compie la poesia anche quando si imbarazza nel definirsi tale, è rimasto sempre vivido il rosso di quei papaveri, quello che alla fine sembra sopravvivere al medesimo colore del sangue che Piero non avrebbe voluto versare, meno che mai in un giorno di maggio. 

Paolo Marcacci


Leggi anche:

Paolo Marcacci

Recent Posts

  • Speciale 3

Assegno di inclusione, c’è la revoca del pagamento: stangata per i genitori

È arrivata una brutta notizia per tanti genitori che otterranno la revoca del pagamento dell’Assegno…

48 minuti ago
  • Sport

Berrettini, è finita: l’ultimo gesto scuote il mondo del tennis

Matteo Berrettini ha detto basta: un annuncio che lascia di sasso i tantissimi tifosi del…

3 ore ago
  • Attualità

Il nuovo “studio”: i veri maschi inquinano di più | Il commento di Boni Castellane

LA PERLA DEL GIORNO: I MASCHI INQUINANO DI PIÙ | Dimenticate le multinazionali del petrolio,…

4 ore ago
  • Sport

Bagnaia dice no, clamorosa decisione: cambia tutto in MotoGP

Pecco Bagnaia ha preso una decisione sul proseguo della sua carriera. Le dichiarazioni mettono fine…

5 ore ago
  • Sport

Ritiro Djokovic, colpo di scena dopo il ko con Sinner: tifosi gelati

Dopo la sconfitta in semifinale del Roland Garros, Novak Djokovic si è lanciato in una…

6 ore ago
  • Notizie

40 aerei russi abbattuti, ora la guerra nucleare è possibile: la mano Nato dietro il piano ucraino?

Dopo aver tentato un vero e proprio attentato terroristico contro l'elicottero su cui stava viaggiando…

7 ore ago