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GP Monaco, il pagellino del Prof

Niki Lauda 10 e lode: Un ghigno, un pugno di sillabe, milioni di ricordi: da caschi, carrozzerie e supporti in favore di telecamera. Saremo sempre sotto quella visiera. Eterno.
Il circuito di Monaco 10: La massima celebrazione mondana della Formula Uno e al tempo stesso la sua negazione tecnica, quasi un ossimoro tra stradine e motori. Ma ogni volta che un appassionato chiude gli occhi, si ritrova a frenare prima del Mirabeau. Luogo dell’anima.

Le qualifiche di Hamilton, Bottas, Verstappen 10: Alla ricerca del giro perfetto, sfiorando la perfezione e ogni volta avvicinandola di un centesimo di secondo. Diciamolo sottovoce: abbiamo rivisto Ayrton Senna nel 1988, in qualche settore, con tutte le debite proporzioni fra la Formula Uno di allora e quella di oggi.Hall of fame.
Kimi Raikkonen 9: Lo premiano per il record di gran premi, 300, e lui chiede al team di non pubblicizzare la cosa, perché non gliene può fregar di meno e perché, parole sue, non c’è nulla da festeggiare. Uno dei grandi del Circus, per classe in pista e personalità; un istrione silenzioso. Idolo.

Lewis Hamilton 8: Un voto che è una media aritmetica tra la scelta delle gomme medie, rispetto alle dure degli altri, e la lucidità assoluta, galileiana, con la quale ha difeso poi il suo primato in farà fino alla fine.Leader nato.
Charles Leclerc 8: Dava la sensazione di essere il più performante dopo le Mercedes; di certo resta il più educato, anche di fronte alla follia gestionale che lo pregiudica in modo pesantissimo. Finché è stato in gara, oggi, ha sfoggiato grinta e capacità strategiche. Principino di Monaco.
Max Verstappen 8: Ha dato tutto quello che poteva, guidando come ha saputo e chiedendo alla macchina il massimo, ragionando anche sulla penalità. Brillante di lucidità. 

Sebastian Vettel 7: Ha ottenuto il massimo, in un circuito sui generis, da una monoposto che evidenzia più di un problema, nessuno dei quali riconducibile al motore.
Ferrari 4 (voto alzato dal secondo gradino del podio): Gianni e Binotto. Scusa, Gianni, chiunque tu sia. 

Paolo Marcacci

Paolo Marcacci

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