Un buon Milan, forse il miglior Milan della stagione. O uno dei migliori. Va in vantaggio, aspetta buone notizie dal Var che diventano via via pessime, vorrebbe anche un rigore nella ripresa, ma soprattutto, messi da parte gli episodi arbitrali, mostra gioco e personalità. Più quel Piatek che segna sempre.
E allora, vi chiederete, perché ha perso? Perché di fronte aveva la Juve, che, presentatasi inizialmente con una squadra che sembrava estratta da un bussolotto, ha via via trovato un’inquadratura decente e anche l’irresistibile voglia di rimontare, caratteristica tipica di questa squadra. Prima ha segnato su rigore Dybala, atterrato da Musacchio. Quindi ha fatto il bis con Kean, entrato da poco al posto dell’argentino, uscito scuotendo la testa. Che si può dire di Kean? Sembra quasi che faccia gol facili, ma è una falsa impressione. Il ragazzo è bravissimo quando si tratta di trovare spazzi. Poi sa mettere la palla dentro. Due doti che ne fanno un ottimo centravanti. Veniva da alcuni giorni che avrebbero stroncato un leone. Si poteva pensare a uno stato mentale deficitario. Kean ha invece il carattere giusto.
Come la Juve. Non sappiamo, dopo questa partita, se sia pronta per la Champions. Per la formazione e per la particolarità della gara. In sintesi: primo tempo da cancellare e Milan sull’altare. Ripresa con il Milan fortino e la Juve di più. Poteva finire con un pareggio e nessuno si sarebbe lamentato.
Roberto Renga
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