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Zingaretti primo atto

Un affondo contro il governo, dritto nel cuore di uno dei dossier più caldi per i gialloverdi. Nicola Zingaretti ha scelto la Tav come primo atto da segretario Pd. E’ andato a Torino da Sergio Chiamparino. Per parlare di Tav e di tutto quello che significa: infrastrutture, blocco dei cantieri, indotto, imprese, posti di lavoro. “La Tav è un simbolo nazionale di come non ci si deve comportare rispetto alle aspettative di futuro di un grande Paese come l’Italia”, dice il neo segretario, dando subito seguito alle parole di ieri, dopo la vittoria ai gazebo. “Siamo convinti di poter mettere in campo idee migliori per gli italiani rispetto a questo governo illiberale e pericoloso”.

E così oggi ha preso l’aereo ed è volato a Torino per puntare il dito su un punto sensibile per Lega-M5S. “L’Italia deve ripartire abbiamo alle nostre spalle nove mesi di propaganda, parole, confronto, selfie ma questo paese è di nuovo in ginocchio, la produzione industria è crollata il fatturato delle aziende è fermo e i cantieri del paese sono fermi”. E ancora: “La Lega di Salvini è contro gli interessi del Nord”.

Nei prossimi giorni non sono escluse altre sortite del genere. Di certo, Zingaretti dovrebbe stare, almeno per un po’, lontano dal Nazareno. Probabilmente aspetterà la nomina ufficiale a segretario in assemblea nazionale il 17 marzo. Ma i fronti aperti sono tanti e il tempo stringe, specie sul versante europee. I nodi sull’organizzazione del partito e delle elezioni del 26 maggio sono già sul tavolo del neosegretario.

Intanto, nell’attesa dei dati definitivi delle primarie, dai primi calcoli sulle percentuali, Zingaretti avrebbe una maggioranza ‘renziana’ in assemblea: circa 660 delegati. A spartirsi i restanti 340 sono la mozione di Maurizio Martina con 220 delegati e Roberto Giachetti con 120. Anche se dal comitato Giachetti-Ascani si fa sapere che, dai loro calcoli, i delegati non sarebbero meno di 150. Una puntualizzazione che fa uscire in chiaro la tensione che avrebbe caratterizzato, a quanto viene riferito, il dietro le quinte di tutta la giornata di ieri con un braccio di ferro tra le mozioni sui numeri dei delegati.

Il presidente dell’assemblea, e quindi del partito, dovrebbe essere Paolo Gentiloni. Mentre Antonio Misiani potrebbe tornare all’incarico di tesoriere. “Se sarà Misiani il Pd sarà in buone mani”, ha detto Francesco Bonifazi, tesoriere uscente all’Adnkronos. “Lascio i conti in equilibrio”, aggiunge. Quanto alla segreteria sarà questione dei prossimi giorni. Mentre per quanto riguarda i gruppi parlamentari, in cui i renziani restano maggioranza, non ci sono cambiamenti in vista. Almeno queste le indicazioni all’area Zingaretti.

L’altro fronte caldo per il neo segretario dem è quello delle elezioni europee: le liste vanno consegnate a metà aprile, dopo appena un mese dall’Assemblea del 17 marzo con l’insediamento ufficiale al Nazareno. Nulla. Zingaretti ne è consapevole e infatti si è già mosso con l”ingaggio’ di Giuliano Pisapia, che dovrebbe essere capolista al nord.

Nei prossimi giorni il segretario Pd incontrerà gli altri soggetti interessati ad una comune battaglia anti sovranista in Europa. I Verdi si sono detti già “disponibili a incontrarlo”, mentre per Federico Pizzarotti Zingaretti “sarà certamente un interlocutore importante”. Roberto Speranza, Mdp, ha detto all’Adnkronos che “se Zingaretti volterà pagina, noi siamo pronti a fare la nostra parte”. Il coordinatore di Mdp ha quindi chiarito che “nessuno di noi ha intenzione di rientrare nel Pd” ma per costruire un’alternativa “forte e credibile alla destra” non basta “il Pd da solo e neanche le altre sigle” del centrosinistra. “C’è bisogno di costruire qualcosa di nuovo”.

Inoltre, ci sarà certamente un faccia a faccia con +Europa. Che, però, ha nicchiato. Emma Bonino ha lodato le primarie dem: “Una iniezione di impegno” e un “ottimo risultato” per Zingaretti. Ma Benedetto Della Vedova ha chiarito: “La nostra opzione è distinta anche in chiave europea”.

Ma se l’orizzonte del nuovo primo inquilino del Nazareno resta quello di aprire il Pd, alle europee in lista ci sarà spazio per la società civile. Ilaria Cucchi si è tirata fuori (“non ho intenzione di candidarmi”, ha detto all’Adnkronos), Massimo Cacciari è pronto: “Ne discutiamo”. Tra i nomi circolati anche quelli di Mimmo Lucano, Giuseppe Antoci, Elisabetta Gualmini mentre ha detto ‘no, grazie’ Enrico Letta.

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